Un'opera prima prettamente acustica di cui è tremendamente difficile parlare e tremendamente facile innamorarsi
Per descrivere questo primo album dei valtellinesi Laboule (moniker dietro cui si nasconde il chitarrista Paolo Novellino, affiancato qui da vari collaboratori) potremmo dire semplicemente: un disco evocativo. Non basterebbe, da un lato, e dall'altro sarebbe già dire troppo.
Perché le loro atmosfere, prettamente acustiche, scandite da quelle magiche accordature aperte, dal bouzouki e dal trombone appena sussurrato, sfuggono alle parole, sfuggono anche alle orecchie per scorrere subito sottopelle, nella testa, nel cuore.
Come l'onda che figura in copertina, ascoltando e riascoltando questa manciata di canzoni la sensazione è quella di essere trasportati avanti e indietro sulla sabbia, leggeri come un'alga, in una tiepida mattina senza sole. Una mattina in cui tutto ci è familiare, dal vento al rumore del mare stesso, e sembra proprio svelare il "rifugio" di cui si accenna nel titolo, ben lontano da essere chiuso in quattro mura.
Così come lo stesso suono dei Laboule fa fatica a comprimersi e a parcellizzarsi in canzoni, attraversando un orizzonte molto più ampio semplicemente attraverso gli arpeggi che partono dalle dita di Paolo e dettano fugaci coordinate a tutti i musicisti che partecipano a questo disco. Il risultato è un'opera prima di cui è tremendamente difficile parlare e tremendamente facile innamorarsi.
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La recensione REFUGIO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-14 00:00:00
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