Assolutamente di alto interesse questo demo dei lombardi Qeta, gruppo intrigante sin dalla scelta del nome e dalle particolari grafiche del cd e del sito. I Nostri suonano un metal-crossover melodico, adottano testi in italiano ed un incedere maestoso ma anche molto moderno. La proposta può ricordare alcuni lavori italiani di Marlene Kuntz o Verdena per capacità di dar spazio a passaggi vocali aperti anche in clima di chitarre distorte e bassi rutilanti. I tempi non sono mai troppo veloci, caratteristica questa in grado di dar spessore a pesanti cambi prog, antidoto che spesso la band utilizza per non rifugiarsi in ritornelli eccessivamente facili o assoli strumentali.
Si parte subito con la psichedelia di “Del male”, brano dall’intro ipnotica ma che in breve tempo si trasforma in un prog-stoner-rock molto trascinante e sempre piuttosto caldo. Il suono e l’intenzione rimandano ai Tool o ai primi Incubus: chitarre potenti e startificate, voce protagonista e mood negativo. Anche il secondo brano, “Un attimo”, si muove nelle stesse coordinate, ma in questo caso è prevalente l’aspetto lirico, particolarmente azzecato soprattutto nel ritornello, con testi molto personali e ben interpretati. “Diverso” spiazza per l’inizio non convenzionale e mi ha stregato con il riff tema di chitarre con armonici in controtempo da urlo. L’ultima “Come aria” conferma quanto bene il quintetto sappia mischiare metal, sogno e melodia.
Dissonanze e riff quadrati, stacchi dispari e vuoti per respirare; una voce che, in alcuni episodi, ricorda i primi Movida, ma che al tempo stesso sa essere più evocativa, a tratti molto convinta e convincente. Sezione ritmica precisa ed ordinata, buon uso dell’effettistica e buon senso della canzone, anche in un genere che spesso altri interpreti rendono molto disordinato e dispersivo.
Indubbiamente c’è anche un appeal crossover e stoner, ma il tutto fuori da ogni manierismo, da ogni voglia di scimmiottare i modelli, riletti con molto gusto ed un pizzico di magia. Forse con un sound meno chitarroso ed un filo più groovy raggiungerebbero apici ancor più elevati di completezza, ma tanto basta per goderseli ancora un po’.
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La recensione demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-04-05 00:00:00
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