Due tracce strumentali molti simili e lineari. Più vicino alla noia che alla dolcezza
Una cosa è certa: il buon Marchitelli ama quello che fa. Il compositore di Potenza ci ha già abituato a lavori dalle armonie semplici che trasportano con dolcezza e indifferenza verso il trionfo dell’easy-listening. Semplicità: forse è questa la parola che più di tutte riesce a esemplificare meglio la certo non esaltante "Rebecca". Quella semplicità intesa come leggerezza nel suono che non impegna l’orecchio, ma lo accarezza solamente, fregandosene del fatto che la mente possa anche non fare attenzione alle note.
Certo, queste due tracce non sono che un misero assaggio dell’esperienza Marchitelli. Infatti, nonostante abbia già dimostrato nei suoi lavori precedenti ("Non Vale", "Rituali Anancastici" per citarne alcuni) di sapersi destreggiare con più melodie dalle sonorità diversificate, stavolta si limita all’utilizzo del classico pianoforte. Più candida e avvolgente la prima “Fiocco di Neve”, malinconica e avvilita la seconda "Rebecca". Al di là del senso di delicatezza che possono suscitare i primissimi ascolti, la marcata linearità delle composizioni conduce ben presto alla noia. Del resto è difficile appassionarsi a due sole tracce da tre minuti e mezzo, soprattutto se caratterizzate da una tale uniformità dei suoni e dei giri armonici.
Probabilmente, il posto giusto per questo nuove opere di Luigi Marchitelli sarebbe quello di sottofondo di un ipotetico spot automobilistico, nel quale si vede sfrecciare l’ennesimo bolide nel mezzo del più gelido degli inverni con la naturalezza di un aquilone. Passione e determinazione non mancano e forse basterebbe un po' di eccetricità e di ardore in più per consentire all'autore di valorizzare appieno il proprio lavoro che, come da lui stesso precisato, consiste anche nella creazione di colonne sonore.
---
La recensione Rebecca (single) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-11 00:00:00
COMMENTI