Jazz e blues, sound estremo e richiami alla tradizione, per un mix suggestivo ma impegnativo.
L'ultimo album dei Serial Killer, "Siamo Seri", è del 2007. Ora decidono di pubblicare una raccolta di brani scritti negli anni ma mai fatti dal vivo e altri, invece, registrati live. E anche questa volta gli assassini seriali ripongono la loro "non musica" - così amano definirla - fatta di jazz, blues, repertori tradizionali e atmosfere da film (“Pink Panther” su tutte, ma anche “My Gay” che si muove su un jazz sbilenco vicino alle avanguardie cinematografiche degli anni 10). Come gli ubriaconi che nelle lunghe nottate si lasciano trasportare da gesti e parole suggerite dall' alcool, Pio Schena e soci sembrano lasciarsi andare ad una musica poco razionale, fatta di istinto, teatro dai toni irriverenti (“Donne” e “Lettere aperte") e suoni smorzati, dove ogni strumento procede in autonomia per poi scontrarsi/incontrarsi creando un groove particolare. Ai meno esperti potrebbe sembrare rumore (prendete la versione di "Summertime", sembra rifatta da Marc Ribot) ma fidatevi, questa è gente che sa suonare.
Un lavoro che necessita più di un ascolto per essere apprezzato, e forse non sempre all'altezza in ogni episodio. Ma è un buon disco, da non perdere per gli amanti del genere.
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La recensione Rare Serial Killer - Drunk Stories di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-28 00:00:00
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