Spunti interessanti. Manca ancora una visione generale.
Più che una raccolta sembra un calderone dove generi differenti si mescolano, ribollono, danno vita a canzoni molto diverse tra loro e spesso difficili da comprendere in un’unica visione. Tunno è pop, è rock, è anche molto vicino alla musica disco degli anni ’90. E non è solo per la cover di What Is Love? degli Haddaway, è soprattutto per una certa malinconia che trapela nei testi. Storie d'amore che non vanno mai in porto, e allora il drink delle sette non ha più lo stesso sapore. Oppure in "Aiuola" dice: “Cos'era stato a non far decollare quella storia? Nel bere si era rifugiato quella notte in disco pur non sapendo che correva il suo più grosso rischio”. A staccarsi da questo immaginario che, bene o male, è più volte ripreso nel corso del disco, è "Don’t Hold On The Past", gioiellino della raccolta, più vicina all’elettro-pop dei The Postal Service.
La necessità di raccogliere questi frammenti, decidere che forma dargli e scegliere una direzione da intraprendere é evidente. Tunno ama prendersi poco sul serio: si definisce “cantautore per sbaglio” e il suo è un “progetto nato per errore”, eppure di canzoni ne ha scritte in quantità e qualche spunto interessante c'è, pur restando sempre degli spunti. La sfida, perciò, è quella di raccogliere ciò che si è seminato di buono finora e trasformarlo in in canzoni di spessore. Vedremo.
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La recensione II di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-19 00:00:00
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