Peregrines Proximi Luces 2014 - Rock, Folk, Bluegrass

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Una band neo-folk dalle grandissime potenzialità ma ancora senza i pezzi giusti

Mi mette un po' in difficoltà parlare di questo disco d'esordio dei Peregrines, band neo-folk di Como. Non tanto perché non sappia cosa dire, ma perché so che il mio giudizio potrebbe apparire troppo severo, soprattutto alla luce degli ettolitri di miele che scorrono sul web quando si incrocia una band di talento superiore alla media.

Perchè questo sono i Peregrines, va chiarito subito: una formazione con idee e riferimenti molto chiari (Mumford & Sons, Noah & the Whale, certo Iron & Wine), una tecnica notevole e una grande capacità di creare atmosfere epiche, lussureggianti, all'interno dell'ambientazione bucolica che è propria di questo genere. Nel quale non sono in moltissimi, in Italia, a tenersi su questo livello: ci sono i Please, ci sono i Green Like July anche se con l'ultimo album hanno allargato molto il loro spettro, e probabilmente me ne dimentico un paio, ma non molti di più.

A queste band è giusto accostare i Peregrines per l'indubbia qualità sonora di "Proximi luces" (merito anche del lavoro in studio di Silvio Centamore e Simone Corazzari), ma la formazione comasca appare, a mio avviso, un passo o due indietro rispetto alle "rivali", per due motivi principalmente.

Il primo è l'eccessiva lunghezza dei brani: a parte "Watersprings" e "Moon Phase", gli altri sette episodi di questo album durano tutti più di cinque minuti, con picchi di oltre dieci in "The Wood /Superstition" e sette nella title-track e in "Sun Will Rise". Non sono a priori contrario ai pezzi lunghi, ma credo che nel caso dei Peregrines questo eccesso di comunicazione vada a loro discapito: un po' perché sembrano mostrare come la band sia troppo dipendente dai tempi dilatati per creare i crescendo che tanto apprezziamo nel folk contemporaneo, un po' perché la reiterazione di alcune idee ritmico-melodiche finisce al contrario per risultare sterile e pesante per l'ascoltatore (medio ma anche no), ancor più essendo questa prolissità diffusa per tutto il disco, che suona alla fine piuttosto monolitico, più che etereo come vorrebbero invece suggerire i Peregrines.

E questo mi porta al secondo punto, che è quello cardine per quanto mi riguarda: un lavoro può anche essere un po' prolisso e ripetere oltremisura certe idee, ma se i pezzi funzionano da un punto di vista melodico, tutto gli è perdonato. Qui, lo scrivo davvero con la morte nel cuore e dopo un numero di ascolti non indifferente, non c'è una canzone che lasci il segno, che non dia l'impressione di girare unicamente su se stessa e per se stessa, che appaia in fin dei conti qualcosa di più di una b-side dei gruppi citati poco sopra.

Ripeto: lo scrivo con la morte nel cuore perché mi rendo perfettamente conto dei punti di forza dei Peregrines, e delle loro potenzialità nel lungo termine. Ma proprio a questo devono guardare, a mio avviso, nella preparazione del loro prossimo lavoro, mettendosi in cerca della pietra filosofale di quelle melodie che possano colpire veramente, le orecchie ancora prima del cuore. Se le troveranno, avremo un nome importante da segnarci in futuro.

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La recensione Proximi Luces di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-28 00:00:00

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