Certi dischi hanno l’immediata capacità di trasportarti in altre stagioni, di cancellare il furore luminoso che esplode dietro le finestre per trascinare ogni cosa nel solco crepuscolare di risvegli gelidi, e riportare in superficie ricordi conservati nel freddo e negli angoli più nascosti della memoria: “Elements” è così, è un poderoso tuffo nell’inverno pieno e nel lato oscuro degli ottanta. E non è solo la presa evocativa di titoli come “Snow”, “Rain” o “Autumn” a eclissare il calore guerriero di un’estate, è l’insieme dei brani che pian piano avvolgono in un sottile strato di brina e pensieri nostalgici, fanno tutto bianco e nero e l’unica, piccola nuvola che galleggia nell’azzurro pare all’improvviso dominare il cielo.
La darkwave dei Two Moons è fatta di rimandi al passato, inserti elettronici, sezione ritmica in costante evidenza, suoni asciutti e al tempo ricercatezza: non manca un certo gusto per il synthpop (“Brand New”), l’attitudine postpunk da sfogare in pista con passi lo fi (“Welcome to my Joy”), le elettroballate notturne e profondissime à la Depeche Mode (“Autumn”, “I’m Sure”) fino all’infinita malinconia spettrale e sintetica di “Leaves”.
Terzo album per la band emiliana che procede secondo binari apertamente new wave prediligendo il freddo, non disdegnando le macchine, e cercando l’equilibrio tra pienezza del suono e trame pulite, in una sorta di dark fluido e nudo che scivola facilmente in recessi morbidi e deviazioni oniriche: un godibilissimo tuffo nei nostri inverni, e in quel lato oscuro che, nonostante il furore luminoso, è sempre lì.
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