A cavallo tra rock e letteratura, Nada riesce a farci sognare e disperare. Tutto in una volta.
Come si fa a non farsi ammaliare da queste canzoni? La penna e la voce di Nada conquistano fin dai primi ascolti: trasudano poesia, profondità e classe. A tre anni dall'ultimo lavoro, “Vamp”, l'artista livornese torna con un disco potentissimo, segnato dallo zampino della parte migliore del rock indipendente nostrano. “Occupo poco spazio”, infatti, è stato interamente arrangiato da Enrico Gabrielli e registrato dal vivo con una super squadra di musicisti, in cui figurano Roberto D'Ellera, Rodrigo D'Erasmo, Alessandro Grazian e molti altri. La produzione, poi, non poteva che essere di Tommaso Colliva.
Insomma, un disco che già sulla carta cammina da solo. Musicalmente, racchiude tantissime suggestioni: sono canzoni dall'animo rock, ma al tempo stesso delicate come piccole perle, capaci di farti scivolare tra le mani passaggi punk, atmosfere da orchestra con fagotto e violino, ritmi più indie e persino un filo di elettronica. Sullo sfondo, la tradizione cantautorale italiana che ha il sapore degli anni '70.
E poi le parole. Parole che arrivano come schiaffi, che descrivono tante storie, come se ogni brano fosse un racconto e il disco intero un romanzo: si parla d'amore, di angosce, di “un paese che non ha più un nome” (L'ultima festa), di donne che non ce la fanno (“Sonia”). E anche di quanto sia pericolosa, ancora oggi, la diversità: “se l’amore è diverso è l’amore lo stesso”, canta Nada ne “Il tuo Dio”, mettendoci di fronte a un'aspra critica di molti mali sociali, omofobia in primis.
“Occupo poco spazio”, che dà il titolo all'album, riassume poi la filosofia che questa grande artista mette in pratica da una vita: andare avanti per la propria strada, fare le proprie cose senza stare tanto a guardare cosa fanno gli altri. Fare cose piccole, magari, con la consapevolezza che per chi le vive sono importantissime e gigantesche. E' una canzone dall'architettura complessa, con un'intro molto intensa, teatrale, che poi esplode nel refrain (“sfatta, come una polpetta, lanciata dalla bocca di un tempo morto che non sa stare al suo posto”) e si avvita su fiati e archi. Altra pura messa in scena è “La terrorista”, che ha qualche inserto electro su atmosfere cupe: la voce di Nada urla lo strazio di questa donna aggredita e scambiata per chissà chi. Drammi personali che sono figli di quest'epoca di poca tolleranza, in cui c'è sempre più bisogno di capri espiatori. E i tempi neri di oggi tornano anche ne “L'ultima festa”: “è tutto un funerale”, si dice, con la gente che piange e si lamenta. Ma Nada, no, non vuole manco essere invitata a questa lagnatio perenne: che sia un invito a rimboccarsi le maniche, a smettere di lamentarsi e a guardare avanti con un po' più di voglia e speranza?
Il fascino vintage della sua esperienza si sente tantissimo in “Questa vita cambierà”, storia urbana ancora una volta al femminile che potrebbe essere la colonna sonora di una graphic novel, e in “Gente così”, pezzo in cui si parla di come dalla passione si può restare anche accecati, col rischio di restar chiusi in una realtà in cui solo noi siamo speciali e gli altri non sanno nulla. Si chiude, infine, con una ballad visionaria, quasi folk, “Sulle rive di un fiume” e anche qui si capisce subito che queste canzoni sono come quadri da ammirare, capaci di comunicare immagini fortissime e a colori attraverso parole e musica.
Irrequieta ma colta, schietta ma raffinata. Nada ci regala un bellissimo lavoro che, a cavallo tra rock e letteratura, riesce a farci riflettere, sognare, disperare e innamorare. Tutto in una volta. Lei, che ne ha viste e fatte tante, ancora una volta ci prende per mano e ci fa vedere che arte e anima, quando si incontrano, possono fare cose magnifiche.
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La recensione Occupo poco spazio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-22 00:00:00
COMMENTI (1)
E' incredibile come debba essere una "dama" del 53 a regalarci alcune delle piu belle contaminazioni della la musica italiana. Una pj harvey piu unica che rara, cosi come rara è la bellezza sghemba che riesce a musicare nei suoi progetti, che chiamare semplicemente album è riduttivo. Non sarà un capolavoro, ma dentro c'è tanta emozione e verità. Tanto o poco che sia, lo spazio che necessita Nada , chi ama la musica, lo troverà sempre.