Songs for newborns to be, come nascere perdendo la strada
"Songs for the newborns" to be è il primo prodotto dei 2 a.m., due ragazzi che curiosamente condividono le iniziali del nome e cognome: Andrea Marcellini e Andrea Marasch. La copertina del disco, su un presunto Big Bang si staglia un mondo grigio con un occhio e un simbolo massonico da cui spunta un albero che tra i rami accoglie un tv con un bimbo in grembo e un nido, descrive atmosfere a metà tra trasognati e tragiche che riecheggiano nelle sue 9 tracce.
Questo progetto pretende molto da sé fin dal titolo ma sembra essere un parto ancora immaturo, sebbene coraggioso. "I cannot cry", che apre il disco, è un brano che scende da un’astronave producendo un’interessante sonorità che inneggia al futuro o futuribile ma la sofferenza è un po’ troppo finta anche perché la voce e il timbro sono acerbi. Anche nel secondo pezzo, "PG", torna il tema delle voci registrate su un veicolo spaziale ma lo stile cambia: la musica però sovrasta completamente la voce e non si capiscono le parole. È un disordine troppo ordinato che non permette una vera godibilità e poi il ritornello ricorda un certo Jon Bon Jovi che non si capisce bene da quale astronave sbarchi. In tutto l'album c'è un problema con le citazioni, non si capisce se sono volute o meno, questo crea una certa confusione di ascolto soprattutto in "Clash" e "Karmadipity". In "Naked" si ravvisa uno stile ma la sofferenza è ancora troppo finta: non posso fare a meno di immaginare il cantate nella tipica posa di Liam Gallagher lontano dal microfono e tristemente magro. In "The untold words" andava quasi tutto bene fino all'arrivo di un inaspettato falsetto.
"I wanna make noise in your life" è una dichiarazione d’amore o forse di odio perché il tutto suona come una minaccia. Il pezzo che dà il titolo all’album sembra cantato da dentro a un baco, forse è lo scopo che si vuole ottenere, il senso di nascita, di nuovo e anche il testo è verso questa direzione: si ripetono le parole tentativo, scelta, fede ma complessivamente suona ancora un po’ di plastica.
In questo album di esordio ci sono molte cose da salvare, ad esempio una buona idea di viaggio esperenziale, di mutazione fisica e mentale. D’altra parte però le citazioni sono poco manifeste, e i testi non molto chiari, quindi il realismo d'insieme perde spessore. Musicalmente si respira un’aria progressive che a volte sbava verso un rock non ben definito. L’elemento peggiore è questa sofferenza affrettata e forzata insieme che a volte disturba il concetto di nascita sotteso dell’album. I 2 a.m. sembrano avere chiaro il cammino: l’album forse voleva essere un concept ma talvolta perde la retta via, facendosi distrarre da suoni e testi poco ragionati.
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La recensione Songs for newborns to be di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-18 00:00:00
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