Duo blues che non si lascia andare fino in fondo. Disco riuscito a metà
Da grande fan dell’armonica e del “vecchio blues” che sono, ho apprezzato particolarmente “Paradiso” che trovo musicalmente molto vicina a “Boom boom” di John Lee Hooker, come anche “Razza umana” e “Amo”, più invece in stile Bennato. Ecco, tra questi tre pezzi (ci aggiungo pure “Tornaconto” anche se convince meno) c’è una linea continua - cantautoriale se proprio vogliamo trovargli un nome - che permette di inquadrare bene cosa si sta ascolando, vuoi per lo stile che ricorda un po’ la musica di strada e il folk, mescolati con il blues, vuoi per il timbro, leggermente nasale e caldo di Saki. Se prendi invece “Ulisse” e “Punto e basta” non hanno nulla a che vedere con tutto questo, si spostano più sul rock cafone ma il risulato è sciapo, docile, con l'aggiunta di testi che dicono poco - “ho voglia di quella sensazione” e “ho voglia di lasciare una traccia” ripetute fino alla noia in "Punto a Capo" - e poco tiro.
Dal momento che i due musicisti in questione sanno suonare, è induscutibile, avrei preferito avessero affondato la mani nel blues, fino in fondo, senza paura di suonare eccessivamente tristi o patetici. Si sono fermati un passo prima e il disco ne ha risentito. Tenendo presente che anche il precedente era un disco molto interessante mi aspettavo di più. Aspetterò ancora.
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La recensione Ulisse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-16 00:00:00
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