Lush RimbaudTwilight zone2003 - Rock, Indie, Alternativo

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Già attivi sulle scene da più di quattro anni, gli anconetani Lush Rimbaud hanno ormai alle spalle un buon numero di demo registrati e lusinghieri piazzamenti ai vari concorsi per gruppi emergenti ai quali hanno partecipato. Questo “Twilight zone”, uscito all’inizio del 2003, rappresenta un po’ la summa del loro percorso musicale e svela una acquisita maturità per quanto riguarda le doti di composizione e di arrangiamento, ponendo la band in un’ottima luce.

Si possono segnalare diversi pezzi di questo demo per la loro bellezza ‘cattiva’, come ad esempio “I am happy” che con quel suo inebriante assolo strozzato si trasforma quasi in ultrasuono; oppure la schizofrenica “Air conditioning” con i suoi sorprendenti e repentini cambi di passo: come se Nick Drake facesse a pugni (!) con i Queens Of The Stone Age sotto la supervisione di Syd Barrett. Ma in questo caso il buon Syd, anziché fare da paciere, me lo immagino che fomenta la scazzottata, bagnandola di sangue e psichedelia distorta. Comunque, il gruppo di Josh Homme e Nick Oliveri rappresenta indubbiamente una forte fonte di ispirazione per i Lush Rimbaud: la matrice stoner-rock vibra infatti ancora poderosamente tra le corde degli strumenti del quartetto dorico. Tra l’altro, dai Q.O.T.S.A. è stata anche presa l’idea di inserire frammenti radiofonici disturbati alla fine della canzone “John Deere” (va bene, peccatuccio veniale…).Il cd ci offre inoltre due registrazioni live che documentano la primitiva energia bruta sprigionata dai Lush Rimbaud in un contesto dal vivo: “Impulso” fa venire in mente i Verdena, mentre l’altro brano (“Rom”) mette in in mostra un post-punk scarno e rabbioso come di recente l’hanno (ri)proposto i britannici Ikara Colt (ma su tutti c’è sempre la longa manus dei Sonic Youth). Chiude il lavoro “Undertrack”, timido tentativo di sperimentazione elettronica non del tutto riuscito.

Nel complesso questo cd-r ci presenta una band in forma, consapevole dei propri (buoni) mezzi, forse un po’ ripetitiva nelle soluzioni chitarristiche adottate (comunque sempre ben piazzate) ma chiaramente in grado di scrivere belle canzoni rock. Con tanto di divagazioni psicotiche oscure. Un piacevole incubo da ‘maledetti’.

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La recensione Twilight zone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-04-09 00:00:00

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