Una sera di qualche anno fa ero in giro e faceva un freddo cane. Una mia amica mi consigliò un metodo a suo dire infallibile per evitare la caduta del naso: immagina di essere su una spiaggia in pieno agosto, concentrati sul sole e la sabbia bollente e vedrai che sentirai quasi caldo. Vale anche il contrario: quando ci sono quaranta gradi e umidità al novantasei percento, figurati in una vasca piena di ghiaccio intenta a succhiare una granita alla menta. Ok, provo.
Funziona? Assolutamente no, ma è probabile che sia un problema mio in quanto persona eccessivamente razionale, poco connessa con le forze cosmiche e mal disposta nei confronti della legge dell'attrazione. Suppongo che il metodo sia efficace per quegli esseri molto integrati con le Energie, molto spirituali e mistici, tipi alla Michael Stipe o Dario Margeli.
Chi scusa?
Eh sì ragazzi, non sarà mica un caso se il Margeli paragona al “rock raffinato degli REM di fine anni 80” (Santissimo Michael, nella tua infinita grazia e munificenza, comprendilo e perdonalo) un brano tanto contemplativo: ispirato dalla meditazione Wicca, il nostro declama da par suo versi come “Adoro viaggiare indietro nel tempo, incontrare civiltà scomparse”, “lascio il futuro aspettare per un'ora o poco più mentre m'intrattengo alla vista delle piramidi”, “una finestra aperta nella mente da cui osservo tutto il giorno il sole e le palme, i vicoli, le piccole città, i colori, i profumi e i profumi dei colori” - questa suggestione sinestetica mi fa sospettare l'uso di sostanze fuorilegge, ma non sono qui per giudicare le abitudini di nessuno, anzi ne prenderei qualcuno anch'io di quei prataioli, grazie – e ci insegna come liberarci dei pensieri tristi aprendo le finestre della mente e concentrandoci sul sole, le palme e gli aztechi.
Grazie di nuovo e di tutto, Dario Margeli, adesso vado a “combattere la tristezza come un guerriero” pensando alle Seychelles, agli assirobabilonesi e a Michael Stipe.
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