”I Vonneumann difficilmente baratterebbero la loro congenita sperimentazione in cambio di un ritornello pop”, scrivono i Vonneumann, parlando di se stessi usando la terza persona plurale. Come fanno i pazzi. E in effetti i membri di questa band sono piuttosto fuori di testa, quantomeno da un punto di vista artistico. Perché “Il De’ Blues” è uno spericolato via vai di suoni in libera uscita. Un bel disco che predilige tutto ciò che è storto, dissonante e tendenzialmente sbagliato rispetto al gusto corrente.
Seguendo le coordinate sballate di gente che sul campo della sperimentazione se la giocava alla grande (dai Don Caballero ai Vandermark 5), i Vonneumann puntano in alto tra architetture free jazz e svisate math rock. “Stabilo Bimmago” è il concetto di ballata lasciato in mano a un gruppo di fanatici dei tempi dispari - con tutto quello che ne consegue. “Blackémon” è un arrembante susseguirsi di riff che tagliano l’aria e bassi che ingrassano i ritmi. “Napqueen” è un crescendo inquieto e pronto a far male, tipo una tempesta che chiama a raccolta i venti del mondo per scatenarli al momento giusto. E i Vonneumann sono lì, in attesa del cataclisma.
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