In un mondo in cui si comunica molto ma si ascolta poco, i Tacita Muta raccontano tra rock e cantautorato
I Tacita Muta ci ricordano che il cantautorato italiano continua, nello specifico con un album di nove tracce, sette registrate in studio e due in unplugged. Due parole sul loro nome. La contraddizione alla base è palese dato che chi è muto è tendenzialmente già zitto, deriva dalla mitologia romana e si riferisce ad una musa (divenuta poi la dea del silenzio) a cui è stata tolta la possiblità di parlare poiché ha parlato troppo. Contraddizione che persiste anche nella realtà, la realtà di oggi in cui sono presenti tutti i possibili ed immaginabili mezzi di comunicazione ma in cui nessuno è disposto ad ascoltare, ed è esattamente come se si vivesse nel silenzio, anche se in realtà si parla eccome.
Un po' come succede a chi presenta e promuove la propria musica, a maggior ragione se originale, come i Tacita Muta e la loro cantante Anastasia, che in realtà non è per nulla Tacita e per nulla Muta, in quanto autrice dei testi.
Il filo conduttore del disco è racchiuso nel titolo "Slegàmi" (non legati) da non confondere con "Slègami" (liberami) che porta a vedere ogni singolo brano come fine a se stesso, narrante una storia, esattamente come un libro fatto di piccoli racconti che si aprono e si chiudono ad ogni capitolo. Contrariamente a questa frammentazione, la voce femminile, un timbro caldo, pieno e un po’ nasale (un mix di Paola Turci e Noemi) è perfettamente amalgamata con melodie e armonie, che spaziano tra vari generi. “Motivo”, “Il volo”, “Era amore malato” e “Cantautore” si inquadrano molto bene nel filone rock italiano, dietro a Negramaro, Negrita e Vibrazioni, mentre “Slegàmi” e “Lettera alla madre” seguono una corrente folk cantautoriale che dà un tocco di diverso e d'oltralpe all’album. Direi un ottimo lavoro.
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La recensione Slegàmi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-08-13 00:00:00
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