Rimodellare la forma canzone. Magari fosse sempre così facile, per loro lo è.
Che mix! Alessandro Fiori e Marco Parente hanno registrato un disco insieme, battezzando la band BettiBarsantini, in onore del volto storico del Tg3 della Toscana Betty Barsantini. Sono due dei più talentuosi cantautori “speciali” che abbiamo in giro. Speciali perché sono capaci di stravolgere la forma canzone, modellandola secondo ascolti che non appartengono esattamente al cantautorato e rendendo così ogni brano un mondo a sé, condito da testi introspettivi ma a volte potenti nella critica alla realtà che abbiamo intorno. L'hanno fatto in questi dieci brani: pop, elettronica, new wave, psichedelia. Con un'eleganza disarmante. E, dicono i diretti interessati, hanno fatto qualcosa di simile a band a loro care come Xtc e Talk Talk.
“Dissocial network” è una riflessione perfetta con cui cominciare l'ascolto. Musicalmente, ci sono tutte le premesse di cui sopra, in primis l'elettropop accennato e intervallato dalla melodia degli archi. E il testo è una riflessione sui social network, appunto: le amicizie effimere, la sensazione di essere un pesce in una “rete” e quella di essere in compagnia pur essendo irrimediabilmente soli. I mantra ripetitivi di suoni in sottofondo, accompagnati da liriche ermetiche, sono ingredienti già presenti nell'affascinante “Le Parole”. Tornano poi in “Qualcuno avrà pur le idee chiare”, pezzo con una batteria onnipresente e soffice, e aperture che quasi quasi ti ricordano i Massimo Volume, ma anche qualche bel gruppo indie folk di questi anni.
“Amleto” porta forse l'impronta più di Parente, nell'incedere della melodia e della canzone in generale, con una dissertazione quasi esistenzialista sugli errori e su quanto sia importante, a volte, imparare a sbagliare. “Pavoni”, invece, ha tutta la poetica surreale tipica dell'ex Mariposa (chi può mai cantare con tanta raffinatezza frasi come Siamo d'accordo sul fatto che i pavoni siano stronzi, ma, per fortuna, sono loro a destarci come un gallo dal sono che potrebbe regalarci la morte?). Tra i due brani, a ristabilire con precisione l'equilibrio fra i due ci pensa un pezzo come “Terza Guerra Mondiale”, ballata sognante con punti rarefatti e testi che, con semplici metafore, raccontano un'attualità che delude, perché costruita e mediatica. Scorci alla CCCP si sentono in “Puzza di sangue”, mentre in “Il linguaggio” si torna ad interrogarsi sulle parole, i silenzi e i pensieri. “Lucio Dalla” è un oscuro tributo rock al grande musicista bolognese, quasi struggente. Infine, “Buon compleanno (all'universo)”: ancora pop d'autore in chiave new vawe, che si chiude con gli auguri spoken dei due musicisti a una serie di persone, quasi i credits del disco, e il coretto leggero, “perché è un bravo ragazzo”.
Un disco che nasce forse da incontri casuali e che non sembra, per ora, essere il progetto principale di artisti che hanno già tanta esperienza alle spalle, in termini di band e collaborazioni. Ma potrebbe diventarlo, con un esordio come questo. Forse loro sono i primi a sperarlo, visto che nell'ultimo brano fanno gli auguri anche “al primo disco”. Come se ci fosse già spazio per qualcos'altro. E allora ben vengano collaborazioni di questo tipo: due garanzie che il songwriting italiano dovrebbe prendere come modello di riferimento, che si fondono e fanno cose originali a partire da ascolti semplici e pure un po' datati. Magari fosse sempre così facile, per tutti. Per loro lo è.
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La recensione BettiBarsantini di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-10 00:00:00
COMMENTI (1)
Ma come è possibile che musica come questa rimanga sconosciuta ai più? a coloro che tributano tenco ad un xfactor qualsiasi?ai ragazzini che si spellano le mani per un clone dei one direction? ai sanremesi della prima e dell'ultima ora che criticano lo stato della musica italiana?
Per dirla alla bettibarsantini: qualcuno avrà pure le idee chiare?!!!!!!