L'incipit del comunicato stampa che annuncia "Ambientropia" recita: "Ambientropia" racconta un anno preciso della vita dell'autore, con flashback sul passato, luogo della memoria in cui si tende a ricercare le cause di un determinato evento. La domanda è: di che evento si tratta? A che cosa/chi si riferisce BeBorn? Come diceva l'autorevole Chef Rubio "una volta che si risolvono le questioni di cuore stai a cavallo". Si tratta di amore anche in questo caso? Si tratta di amore verso una donna, un amico o magari una sostanza? Io la domanda me la sono fatta ma con tutta onestà non ho trovato risposta. Quello che sono riuscito a cogliere è che "Ambientropia" descrive una funzione convessa, in cui BeBorn da una chiara situazione di difficoltà arriva prima a toccare il fondo per poi riprendersi ed arrivare a possibili soluzioni per guarire dal dolore, riprendendo a pieno la propria lucidità mentale.
"Ambientropia" è innanzitutto un album complesso. Già dal titolo. L'unione di ambien+tropia lascia spazio a più di un'intuizione. La più probabile è che si uniscano l'Ambien (un farmaco utilizzato per il trattamento dell'insonnia) con -tropia (dal greco "volgere", "trasformarsi").
Il resto è altrettanto complesso. I testi sono complessi, le connessioni degli eventi rappresentati sono complessi, la ragnatela che unisce tutti i pezzi del puzzle è complessa. Tutto ciò, di conseguenza, non permette un facile e immediato apprezzamento del disco di BeBorn. Ci vogliono tempo e pazienza, e bisogna concedere all'intero progetto più di un ascolto. Per quanto riguarda la parte tecnica e musicale si tratta senza dubbio di un lavoro ottimo. Il rapper di Potenza è uno stacanovista al microfono, preciso, un trapano a colonna sul beat, con una capacità di scrittura che consegna all'ascoltatore un rap maturo e fuori dagli elementari schemi AABB (rime multiple, incastri, anafore, catafore, vocabolario). J-One, alla produzione dell'intero album, fornisce invece un tappeto sonoro in piena simbiosi con le tracce vocali e gli argomenti trattati dal socio BeBorn (sembra quasi che il producer sia entrato davvero nella sua testa) in grado di creare un'unica atmosfera che lega l'intero minutaggio di "Ambientropia".
A questo punto scatta la seconda domanda retorica: perché se il disco è così figo come viene detto non ha raggiunto un'attenzione maggiore fino ad oggi?
La risposta, secondo me, è in questo caso legata a due aspetti. Primo, a BeBorn manca il marchio di fabbrica, manca quella caratteristica in grado di distinguerlo dalla massa che ti porta ad esclamare solo sentendolo rappare "cavolo questo è BeBorn!!". Secondo, un concept album raggiunge livelli davvero sublimi quando lascia spazio a più sfumature al suo interno, e non solo tecniche (come avviene) ma anche vocali, di flow e di interpretazione dei testi (unico esempio di una vera variazione nella linea del disco avviene con "Mulholland Drive"). Purtroppo da quando Kendrick Lamar ha pubblicato "Good Kid, M.A.A.D City" l'asticella di riferimento si è alzata notevolmente.
Non resta quindi che attendere la prossima prova del membro dell'Area51 Blend e vedere le sue prossime evoluzioni.
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