La Madonna di MezzaStrada torna in pista con “Lebenswelt (Il mondo della vita)” e il risultato è altalenante. Bene il brano iniziale, un rock d’impatto che scorre veloce come una fuga spericolata dalle storture della quotidianità. Male “Mosche”, melò che suona vecchio soprattutto per una vocalità ingessata che cerca il sentimento ma trova la solita solfa. Così così “Basta pensare”, una filippica dozzinale contro tutti e tutto, dai blog ai cellulari touch screen, manco fossimo nel 2007. Molto bene “Tunisia”, una splendida ballata di classe e sostanza, a metà tra Massimo Volume e Slint. Roba che mostra una band finalmente tirata a lucido. C’è anche qualcosa di Dimartino, specie nell’intonazione della voce che tende alla teatralità in maniera anche piuttosto sfrontata: il gioco riesce discretamente bene nella psichedelica “Nostalgia”.
Alla fine il cd va un po' a singhiozzo, con del buono e del meno buono in egual misura. Un problema de La Madonna di MezzaStrada è il voler mirare troppo in alto: “Una musica che non sia puro intrattenimento e divertimento, una musica che getti nell'angoscia e che risvegli dal torpore gli ascoltatori, il tutto condito con la speranza della rinascita di un nuovo pensiero indipendente”, si legge nella presentazione. Certi toni non li userebbe nemmeno Bob Dylan, quindi forse è il caso di prendersi meno sul serio. Un altro difetto è la lunghezza. Tre quarti d’ora sono troppi nel 2014. L’album a tutti i costi non è un diritto costituzionale. Perché non optare per un ep nel quale concentrare il meglio del meglio? Sarà per un'altra occasione.
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