Ballatone acustiche quasi-radio-friendly. Sotto osservazione.
Sei brani, ventiquattro minuti di ballads radio-friendly in inglese per l’ep di debutto dei Gonzalo, sestetto made in Pordenone. Il genere proposto è quello delle ballatone primi anni duemila, tra post-grunge acustico, gli Incubus di “Drive”, i Turin Brakes, tanta chitarra in strumming, batterie leggere, piano, violini e via andare. L’intero lavoro è ben arrangiato, ben suonato e ben registrato ma, forse l’esser quasi “troppo” in anticipo sul riflusso degli anni duemila (“non dovevamo ancora finire lo sdoganamento dei novanta?”), porta ad esser un po’ più in punta di penna, anche perché pare che il potenziale che si intravede sia un po’ sprecato.
Quello di cui si sente fortemente la mancanza è un ritornello che apra, sorretto da un po’ di coraggio in più per fare il salto definitivo nel pop senza remore, spingersi fino ai confini dei Goo Goo Dolls di “Iris” e “Slide” (che alcuni punti di contatto ce ne sono), evitando di avvolgersi su se stessi per evitarlo in ogni modo. Il paradosso di questo atteggiamento porta a strofe sempre più potenti, sempre più belle, ma a cui si sente ancora di più l’assenza di un contraltare liberatorio, dopo l’accumulo di pathos, e in cui le soluzioni trovate in vece sembrano invece smorzare quanto precedentemente creato.
Magari sono stato troppo critico, per un primo ep che, in fin dei conti, mi è anche piaciuto sotto molti aspetti. Nel dubbio, voi teneteli d’occhio.
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La recensione Labors di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-17 00:00:00
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