Recensire un gruppo sulla base di 4 pezzi è sempre una sfida. 4 canzoni sono poche e quindi: o sono delle bombe e non vedi l’ora di sentire cos’altro il gruppo sa fare, oppure sono mediocri e te ne dimentichi in fretta. Nel caso dei Seven Floors Up sono purtroppo di fronte alla terza alternativa: né bene nè male, né vincitori né sconfitti. Si sente qualcosa in sottofondo, un segnale lontano, un’idea. Ma sfocata, lontana.
Parliamoci chiaro: l’hardcore melodico ha dato quello che poteva in termini di orignalità. E l’inglese non aiuta di certo i nostri amici, né tantomeno la giovane età. Non spaventatevi quindi: con l’esperienza e la passione riuscirete a focalizzare l’obiettivo, anche perché sapete suonare ed è già un buon punto d’inzio. Ma veniamo alla musica: hard-core melodico, dicevo. Tempi veloci, qualche rallentamento, testi introspettivi, coretti. I primi tre pezzi scorrono via senza impressionarmi. Ed ecco la traccia 4 - di cui cito anche il titolo “Face the change” - che mi sembra la più significativa. E’ qui che si sente qualcosa, quella frequenza nascosta su cui bisogna insistere, da cui bisogna partire per ‘cambiare’. Aspetto la traccia successiva, sperando di aver intuito benea ma e invece il demo finisce.
Ah già, erano 4 i pezzi. Forza giovani, tempo ce n’è. Sono convito che la prossima volta andrà meglio.
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La recensione Face the change di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-04-17 00:00:00
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