“Please let me scream some old-fashioned good song”. Ma certo che sì, cari, non c'è mica bisogno di chiedere, chi mai direbbe di no a una decina di belle canzoni old-fashioned? Eccole qua, dunque, dodici canzoni che sfido chiunque a definire non-belle. Old-fashioned certamente, ma anche, nel loro modo molto classico e sì certo, pieno di rimandi a mille cose passate, difficilmente catalogabili. E questo è il loro più grande punto di forza. Già, perché se l'iniziale “The Exception” può dare adito alla tentazione di liquidarli sotto l'etichetta “epic-wave” - ultimi Editors, per dire – basta poco per capire che si tratterebbe di un giudizio quantomeno affrettato, e che il gioco delle ispirazioni è complesso, ricco e stratificato abbastanza da confondere le carte e mettere sul tavolo delle combinazioni inattese e vincenti – la partenza National che si inoltra in una melodia smithsiana (“Big Sale Saturday”) per esempio, i Decemberist, oppure il Noel Gallagher in trip post-rock di “Salgarian”, e anche i Blur che flirtano coi Band of Horses, che detta così pare un'aberrazione, e però sentite “My Soft Centre” e “My Romance, Your Coma” e ditemi se non vi suonano così american brit, anche se forse vi baleneranno in testa nomi diversi, e ne balenano veramente a flusso continuo una volta entrati in queste canzoni così lunghe e piene di tanto, dai riverberi shogaze e noise ai violini dall'accento celtico. No, questo non è un disco futuristico e rivoluzionario, però ci sono dentro un sacco di storie, di suoni, di nomi, di libri e – l'ho già detto? - di good songs.
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