Progetto Panico VIVERE STANCA 2014 - Rock, Punk, Pop punk

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Infatti prendono influenze di ogni genere, dal cantautorato al pop, ma finiscono per trasformarlo sempre e irrimediabilmente nel punk. Bravi

Voglio una cosa pericolosa e inusuale per me, ma ci voglio provare, solo questa volta. Cado nella retorica e dico che in Italia c'è gente che si fa un culo così nonostante, come sappiamo benissimo, gli sbocchi e le opportunità siano poche. Insomma i Progetto Panico, 3 cari ragazzi di Spoleto, sono anni che suonano e fanno bei dischi, ci credono davvero, e fanno bene. Hanno fatto mille (cifra retorica, anche questa) date per l'Italia, con cachet fatti perlopiù dalla passione per quello che fanno, e alla fine, almeno lei, sta pagando. Il loro disco è stato prodotto da Karim degli Zen, uno che della manovalanza della musica indipendente italiana se ne intende.

Lasciando stare Lenin, Marx e altri luoghi comuni del genere, la politica non c'entra, qui c'entra il duro lavoro e l'umiltà della testa bassa. Le 10 tracce di "Vivere Stanca" sono infatti uno sfogo carico di rabbia e incazzatura, ci provano a nasconderle dietro l'ironia, ma si sente che sotto comunque le palle girano. Infatti prendono influenze di ogni genere, dal cantautorato al pop fino all'indie dei nostri avi, ma finiscono per trasformarlo sempre e irrimediabilmente in qualcosa che suoni più punk.

Che poi, chissenefrega di queste cose, la musica bella è musica bella, sempre per rimanere nella retorica. Però questa volta è vero, prendete la traccia 2 per esempio "Luigi", secondo me un chiaro esempio di assoluta dedizione alla creatività. Prendiamo un testo "impegnato", non banale, sputiamolo fuori ad una velocità come neanche Mentana ai tempi d'oro, condiamolo di dinamiche spontanee e taglienti e alla fine viene fuori quello che viene fuori: una canzone che ti sorprende. Non ci sono false vanità o mode o poserismo, se pure una canzone sul proprio gatto ("Frankie Monocchio") ti suona vera e diretta, come i suoi riff. Poi qualche citazione sparsa qu e là, come l'intro melodico del cantato in "La mia Amica Aveva" , dove mi ricordano sempre di più gli Zen Circus (di cui tra l'altro, apriranno buona parte del nuovo tour, meritatamente). In "Una Questione di Quantità" invece vi lascio indovinare di che omaggio ai Cccp si tratti.

Il disco si chiude con l'unica, e dico davvero l'unica, canzone senza il piede premuto sull'acceleratore, ovvero la title track "Vivere Stanca". Una ballata soffice, inquietante per certi versi, un trip che ti sfinisce mentre la voce e la chitarra acustica ti cullano in un saluto finale, come quando lavori tutto il giorno a ritmi ossessivi e poi finalmente torni a casa e ti apri una birra sul divano. Finalmente.

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La recensione VIVERE STANCA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-14 00:00:00

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