Winter Dust Autumn Years 2013 - Strumentale, Post-Rock, Emo

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Turbini nebulose di emozioni, un lavoro davvero convincente e fatto col cuore

Come sarebbero i nostri anni se fosse sempre autunno? Se il cielo fosse sempre grigio e pesante, se l’aria non profumasse mai di sole? Ci trascineremmo fuori mesti, malinconici e con la testa costantemente rivolta verso il passato e il disco perfetto per accompagnare questi lunghi e soffocanti anni sarebbe “Autumn Years”, che risulta tutt’altro che freddo.

“Fake beaches” si apre in profondità con il pianoforte avvolgente e la batteria scalpitante e sto correndo a perdifiato su una spiaggia desolata, le nuvole sopra di me e il mare immenso e grigio davanti. Le onde continuano ad infrangersi pesanti sui miei piedi nudi, mentre la batteria continua forte a cavalcare e i tasti del piano si prendono gentilmente il loro spazio in "Undertow", fino a che mi risveglio lentamente in un mattino polveroso con il cantato in growl di “Early grey morings” (che ricorda certe soluzioni dei Fine Before You Came) e le chitarre che si fanno più lontane. Nei lunghi strumentali tutti gli elementi sonori giocano e si snodano fra loro, come in “Birthday”, mentre “Soil” e i suoi riverberi mi trascinano di nuovo fuori, al freddo. Gli accordi circolari di “CIties where I’d stay” iniziano delicati finchè il growl non mi svuota completamente di ogni sensazione, per giungere infine a “Moonlight”, che cresce come una marea facendomi ritrovare su quella spiaggia tutto quello che avevo abbandonato all’inizio del mio viaggio.

I sette brani dei Winter Dust sono come la diapositiva di una di quelle domeniche passate davanti al mare di un paesino sperduto, bellissime e tristi come non mai. I suoni ben fatti si amalgamano fra di loro, con il pianoforte che fa da elemento portante e protagonista, snodandosi in tutti i brani che sembrano un unicuum, senza interruzioni. Le liriche penetranti, che sono poche e molto tirate, rendono la comunicazione dei nostri immediata, riuscendo a colpire l’ascoltatore e impreziosendo di nuove sfumature questo turbine di emozioni nebulose. Un lavoro che riesce davvero a convincere sin dalle prime note e ad esprimere qualcosa di concreto, fatto con un cuore pulsante, malinconico ma pieno di vita.

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La recensione Autumn Years di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-15 00:00:00

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