Dopo un esordio non proprio convincente, finalmente un bel disco
Mi sento indirettamente legata a Carlo Barlozzo, sarà perché vive dove ho passato la mia infanzia, in un paesino dimenticato dal mondo in provincia di Siena, sarà perché ha presentato il suo lavoro “La Meta” alla Darsena di Castiglione del Lago, dove sono nata e dove tuttora abita la mia famiglia, sarà perché mi sembra di aver respirato la stessa aria di provincia che anche il cantautore inala ogni giorno. Aggiungici poi che “Rovaniemi” è un disco veramente bello e il gioco è fatto, posso dirmi sinceramente colpita e istintivamente affezionata.
Se ai brani del precedente disco si accusava di non riuscire a brillare, divertire o commuovere, qui ci troviamo dinanzi a storie e racconti immediati, che riescono ad entrarti dentro e, soprattutto, a comunicare in maniera efficace ed emozionale. L’atmosfera western di “Le Gabbie Sono Aperte” ci introduce immediatamente all’interno della storia che comincia ufficialmente con “I Cani”, chitarre ruvide e penetranti che tracciano la cornice di una Firenze piena di personaggi che scrutano con occhio vigile, subito pronti a giudicare senza pietà. Si procede con i fiati stridenti de “Il Pendolare (Un Pugno Di Mosche)” e la più intimista “La Terra Vista Dall’Alto”, dolci arpeggi su un mondo di “mappe sbiadite e poi solo aria”, per continuare con l’allegro ukulele che ci catapulta in un giorno soleggiato di “Un Piccolo Puntino”. C’è spazio per la ben fatta “Giovanna Dice”, cover di Federico Fiumani, i testi graffianti e amari supportati dai fiati solenni della title track “Rovaniemi” e la dichiarazione d’intenti di “Niente Da Fare”, brano con cui il cantautore tira una riga netta col passato, musicalmente parlando e non, un bilancio sulla sua vita da trentenne. “I Vecchi Tempi”, con i suoi arrangiamenti sbarazzini che fanno da contraltare al racconto della fine di un amore, la toccante ballad “Diva”, che delinea i tratti di un personaggio femminile e delle sue “notti segrete sottocoperta”, con quei fiati e gli archi malinconici che riescono ad emozionare, e la spensierata e liberatoria “Sotto il Ponte”, che strizza l’occhio a certe sonorità folk delicate, sono gli episodi più riusciti, quelli che fanno davvero la differenza, quelli che svettano in maniera netta.
Che dire, il nostro, dopo un esordio non proprio convincente, è riuscito a dimostrare un consistente progresso nella sua parabola artistica, presentando un disco davvero ben fatto, ricco di storie raccontate con parole affilate e allo stesso tempo semplici e dolci. Non c’è traccia qui di pezzi scatena-applausi o di soluzioni facili, ma “solo” talento, emozioni e un cantautorato di matrice pop-rock energico che si racconta in maniera cristallina, accessibile e preziosa.
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La recensione Carlo Barlozzo - Rovaniemi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-08 00:00:00
COMMENTI (1)
bello!