“Niente di nuovo sul fronte occidentale” titolava un romanzo di Erich Maria Remarque; e, per quanto nel libro si parlasse di guerra, non potrebbe esistere una definizione più azzeccata per l’ep “Louder” dei Monolith. Come anche la band si premura di specificare nella descrizione, ci troviamo in presenza di tre pezzi grunge, o, per meglio dire, dei soliti tre pezzi grunge. Distorsioni monolitiche (il nome della band perlomeno è coerente) unite a riff spagnoleggianti o arabeggianti, il tutto per dare l’impressione che gli Alice In Chains abbiano fatto un featuring con i Melvins. Persino la voce lascia pensare che Layne Staley sia resuscitato e abbia deciso di formare una nuova band in Italia. Per carità, i nostri ragazzi suonano da pazzi, i brani spingono al punto giusto, le strutture sono azzeccate e la registrazione è molto buona. Ma qui è l’originalità a mancare quasi del tutto, oltre che la varietà, dato che il mood dei brani è sempre lo stesso. Forse bisognerebbe sentirli live, ma anche nel caso in cui si rivelassero una sorpresa, sarebbe solo una conferma del fatto che ci troviamo in presenza di un buon prodotto di svago, valido per fare headbanging per un buon quarto d’ora, che però non può avanzare pretese artistiche, nella misura in cui l’arte è andare fuori dagli schemi, anche di quel minimo per rimanere sul selciato.
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