Ottima band stoner
Con un nucleo rovente quasi da far contorcere le dita per il dolore causato dalla potenza del loro suono, i Rosàrio presentano il loro, seppur corto, album di debutto. Estremamente viscerale e frutto di un amalgama che lascia un po' perplessi, positivamente perplessi, perchè si spostano dallo stoner classico in stile Kyuss, alle atmosfere oniriche e paesaggistiche dei Tool, viaggiando sul filo della corrente Alice In Chains (questa impressione è probabilmente data dalla voce, molto vicina al compianto Staley) e del crossover. Ci sta pure un tocco di psichedelia all'inizio di alcuni brani, vedi "We, haunted", ed in alcuni passaggi della strumentale "Naktamkara", vedi le armonie della chitarra, meno "fuzzosa" e molto più elaborata rispetto ad una "Dome" (in cui hanno sputato fuori tutta la loro potenza senza girarci troppo intorno). L'apice della loro componente stoner risuona a gran voce in "Caravan kid" e soprattutto nel finale tiratissimo.
Ciliegina sulla torta è la slow ballad finale "Inner", arricchita dall'ipnotico e trascinante suono del didgeridoo (grazie alla collaborazione di Carlo Stellin, non unico ospite del disco). Registrato alle Officine Banhof di Padova e masterizzato da Carl Saff di Chiacago, l'album presenta una forte componente espressiva e di immediato impatto. Certo manca ancora qualche dettaglio, qualche limatura, la zampata finale per far spiaccare questa band sopra la media italiana in maniera evidente e lucente. Il potenziale per arrivare a farlo c'è tutto.
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La recensione Vyscera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-09 00:00:00
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