Dopo gli Small Jackets, un disco di Lou Silver intenso che si ispira al folk e al country
Conosciuto ai tempi degli straordinari Small Jackets (fulgido esempio italiano di come si possa rileggere in maniera credibile il genere hard-rock), Lu Silver torna sulle scene con un disco solista la cui prima reazione è quella di rimanere spiazzati.
Sarà che quanto di buono realizzato in passato creava inevitabilmente delle aspettative a livello sonoro, ma questo "Voices, harmony & silver strings" ci svela un profilo non dico inaspettato ma comunque inedito. In sostanza niente chitarroni e riff ciccioni, per lasciare spazio invece ad arrangiamenti più vicini alle atmosfere che negli anni '90 avremmo ribattezzato unplugged. Un'operazione, questa, che pare essere una sorta di ritorno alle radici, alla riscoperta di quel sound che oggi identifichiamo per facilità nel genere americana.
In realtà Lu Silver parte da molto prima, collocando idealmente il suo punto zero all'epoca dei mitici seventies; da qui fino ai giorni nostri passa in rassegna Neil Young, Jackson Browne, Van Morrison, John Hiatt, Tom Petty, Randy Newman, i Big Star, Steve Earle, il Bruce Springsteen degli esordi e via discorrendo, senza contare che si potrebbe continuare non dico all'infinito ma ad oltranza senza dubbio. A questo punto sorge il dubbio che le 12 tracce possano rappresentare, nel loro insieme, una rilettura didascalica dei diversi stili riconducibili agli autori/musicisti appena menzionati. Il rischio si corre, non ve lo nascondo, ma Lu Silver e la sua String Band hanno dalla loro l'esperienza e la giusta dose di furbizia per non cadere nel tranello.
Poi, nel dettaglio, qualche canzone riesce meglio di altre, come ad esempio le ballatone "Sail away", "I've got time", "See me in The rain" e "Save me", il country'n'roll di "The same old song" (che fa il paio col blues 'n' roll di "Rollin' down") e il tributo a Leon Russell sotto forma di cover di "A song For you", un piccolo capolavoro pianistico che supera l'originale e colpisce per l'intensità con cui il Nostro interpreta il pezzo (sembra a tratti di percepire echi di Joe Cocker).
Un disco bello e a tratti anche particolarmente ispirato, cosa che non riesce a chiunque, visto che in casi del genere è facile smascherare chi ci prova e chi, invece, ci crede davvero.
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La recensione Voices, harmony and silver strings di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-11 00:00:00
COMMENTI (1)
Great songs!