John Mario canta per fare spazio. E confeziona undici pezzi di pop trasversale ben fatto.
"Io canto per fare spazio”. Che è un po’ come mettercela tutta per provare a sistemare le cose, ordinare i pensieri, fare pace con te stesso, rimettersi in gioco, ricominciare. John Mario, al secolo Mario Vallenari, ricomincia con un album suggestivo e ben confezionato, a due anni di distanza da “Love, come on!”. Il ritorno alla lingua madre, la (ri)scoperta della melodia e del pop segnano a fuoco “Per fare spazio”, disco attraverso il quale il cantautore veronese dichiara amore incondizionato per gli Smiths, i Curemeno oscuri e più pop, i Radioheaddi “The bends”, per la cultura musicale degli anni ’80 e ’90. Ed è un bel sentire.
John Mario trascina le sue undici canzoni in un vortice all’interno del quale trovano spazio morbidezze (come nell’opener “La pecora nera” o in “Foglie verdi”), cupezze assortite (“NoVR”), suoni maggiormente sostenuti (“16 anni che ci conosciamo”) se non trasversali o ai limiti delle sperimentazione (la title-track e le spezie di ispirazione psichedelica di “Vagabondo delle stelle”, nient’altro che un omaggio a Jack London). Tra acustico ed elettrico, con uso discreto di drum machine ed elettronica sparsa qua e là, “Per fare spazio” è un viaggio tra piccole a grandi malinconie, rabbia da smaltire, storie di amicizie indistruttibili, spensieratezza, sogni. Ricorrendo a una parola in verità orrenda, le storie di John Mario potremmo inserirle nel calderone del cosiddetto minimalismo, che a ben guardare non è nient’altro che il miglior manifesto programmatico per chi volesse cominciare a risistemare i brandelli della propria vita e ripartire. Per fare spazio, insomma.
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La recensione Per fare spazio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-25 00:00:00
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