Giovane band, se vuoi essere un'artista Garrincha, ricordati di darti un nome del cavolo. No scusate, perché va bene che è tutto soggettivo, ma che nome è La rappresentante di lista? Quasi peggio dell'officina della camomilla. Comunque. A parte la ragione sociale, la proposta del duo tosco-siciliano è abbastanza lontano dal classico stile garrincha: nessuna citazione hipsterica, niente voce diversamente intonata, pochi o nulli ammiccamenti ai “ragazzi di oggi”.
Il target è più alto, sia in termini anagrafici che di riferimenti musicali, la voce di Veronica Lucchesi è molto intonata, e i testi non citano scrittori indiefamosi e fatti di attualità, ma raccontano storie quotidiane con originale sguardo femminile e spirito sardonico. Storie bizzarre interpretate con un'espressività di stampo teatrale (non a caso, visto che sia Veronica che Dario Mangiaracina sono anche attori) su una musica dai colori cantautorali e nomadi, raffinata e popolare, un po' cabaret un po' arte di strada, un po' salotto un po' festa di piazza.
Alla fine sono bravi, proveremo a sorvolare sul nome.
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