Giuliano Vozella Ordinary Miles 2014 - Cantautoriale, Folk, Blues

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Un chitarrista virtuoso e il suo folk pop: disco sincero, ma sorpassato e periferico

Questo album di Giuliano Vozella è un perfetto esempio, a modo suo, di almeno due vizi della musica italiana di oggi, al netto delle dovute e sacrosante eccezioni e senza voler fare di ogni erba un fascio. Uno, dell’attuale situazione di scarsa innovatività che mainstream e indie italiani mostrano, tanto più grave nel secondo caso perché – nei momenti di stagnazione – è dell’indie il compito di portare novità, mentre questo spesso assume la levigatezza e l’inoffensività del mainstream perdendo d’altra parte in profondità e innovatività. Due, perché mostra tutta la sua perifericità, attardandosi nell’imitazione di stilemi ormai sorpassati, che siano i cantautori italiani degli anni 70 o, come in questo caso, l’ondata folk pop fiorita al giro di boa di millennio.

Nel disco di Vozella, infatti, balzano agli occhi, anzi alle orecchie, riferimenti espliciti come quelli di Norah Jones, Jack Johnson e Kings of Convenience; anzi, perfino della “nonnetta” del genere: Suzanne Vega. Gli ascolti di Vozella appaiono comunque vari, dato che “The Art of Travelling” pare essere costruita su una variazione del tipico riff bluesy dei Depeche Mode, sottratto alla dimensione elettrica e riportato alla naturalità acustica di cui è figlio.

Intendiamoci: Giuliano Vozella è chitarrista sopraffino, come mostra nella tecnicamente eccellente “Juliet is Here”, il brano più virtuoso dell’album (esibisce una padronanza assoluta dello strumento e della tecnica fingerpicking), ma, non a caso, anche il più noioso. Nonostante nel disco non manchino le composizioni gradevoli, esse non vanno oltre la dimensione del sottofondo che ci si immagina dominare nello stereo del Suv di un cinquantenne (che è quello che si diceva a proposito del target di Norah Jones a inizio millennio), e questo malgrado la giovane età del bravo chitarrista barese.

Sarà che non ho un Suv, eppure, anche se sono ormai cinquantenne, sento di volere di più dalla musica: una sfida lanciata al cielo che da tempo manca in quella italiana, prigioniera di pesantezza, conservazione e/o piacioneria. L’ossessione di essere carini domina in “Ordinary Miles”, titolo che illustra perfettamente il lavoro di Vozella: un viaggio per strade già note. Sono altresì convinto che da parte di Vozella non ci sia nulla di ricercato e artefatto e che l’album rispecchi perfettamente il mondo musicale che lo appassiona. Ma, come si dice, non è la mia tazza di tè. Il che non impedirà certo a questo disco, ottimamente suonato e registrato, di essere potenzialmente apprezzabile da una larga fetta di pubblico. Ma siccome Vozella mostra delle qualità, lo bacchetto perché tiri fuori gli attributi e superi difetti che peraltro non sono solo suoi. Sempre al netto delle dovute e sacrosante eccezioni e senza voler fare di ogni erba un fascio.

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La recensione Ordinary Miles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-02 00:00:00

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