Pop rock disimpegnato e disagio giovanile in cui riconoscersi
Ad un primo ascolto, verrebbe da dire che l’eponimo debutto sulla lunga distanza dei The Rubbles sia un album che parla di donne. In effetti, del mondo femminile si descrive più di una sfumatura: ossessione, mancanza, mania, snobbismo e via discorrendo. Ma basta un briciolo di attenzione in più per rendersi conto che c’è dell’altro e che questo “altro” non è che il racconto di vita ed esperienze quotidiane di chi lo sta cantando, condotto da melodie indie rock quasi sempre efficaci ed efficienti ai fini narrativi.
“Come una malattia” è il brano giusto per prendere confidenza con la musica di questi quattro ragazzi cagliaritani e con il loro “pop rock disimpegnato e disagio giovanile”. Disagio che si manifesta in maniera diretta ed esplicita in musica e testo di “Affabile”, tra progetti solo pensati e fughe appena immaginate; eloquente fin dal titolo, “Il viscido” non è da meno. “Sarà l’estate” (con Riccardo Spiga) è forse il punto più alto del disco e fa subito pensare alla copertina: c’è il blues e c’è la nostalgia combinata con l’attesa di quel periodo dell’anno in cui tutto è possibile, anche incontrare “la donna per me”. Non solo donne, dicevamo, ma anche una grande passione per la musica che traspare a più riprese, considerazioni sull’infanzia (“Aiuola”), un forte spirito di gruppo e qualche bicchiere di troppo (“Terzo bicchiere”).
Otto pezzi legati tra loro da uno stile scanzonato già riconoscibile - il che è tutto dire - ed una propensione ad un tipo di scrittura autobiografico epperò fortemente coinvolgente, in cui è possibile riconoscersi facilmente. Tanto che, più li si ascolta, più sembra di conoscere direttamente Maurizio, Lorenzo, Edoardo e Francesco. Buona la prima, dunque.
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La recensione The Rubbles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-28 00:00:00
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