Fiumi di parole e rompicapi rendono quest'album un lavoro unico ed inimitabile
Un fiume di parole investe l'ascoltatore, il quale più che rimanere sopraffatto, si ritrova avvolto in una spirale di lettere, suoni e differenti umori. L'album è un rebus (vedi la copertina nel sito ufficiale), un rompicapo nel quale sono contenute passioni, vita quotidiana e mitologia.
La particolarità di Ilaria Viola, figlia di Roma e con alle spalle un percorso musicale di tutto rispetto, sta nella sua capacità di unire ritmiche prese in prestito da altri continenti con una poetica tipicamente mediterranea, in grado non solo di raccontare storie, ma anche di creare immagini che il pubblico può percepire, ammirare e toccare (un diretto riferimento alla ninna nanna "Come d'estate", durante la quale si sente il profumo dei gerani e l'aria sul viso). Cantautorato, jazz ed Avion Travel sono alla base della sua composizione, anche se è restrittivo parlare di Ilaria riferendosi ad un unico genere. L'uso di strumenti come mandolino e kazoo le permette di dare quel tocco di esotico ("Era", la cui sfuggente bellezza trattata ha un che di arabeggiante) o latino ("Samba di amore facile").
Il picco della sua estensione vocale è in "Gioco di parole", struggente melodia che ci fa credere in una nuova Mina. Non da meno "Fino alla fine del mondo", persa tra mitologia e religione. Cover d'autore è "La strega e il capitano", arraggiamento del pezzo di Mauro Alessandri tratto dal romanzo di Sciascia.
L'album è un percorso e creato da continui rimbalzi tra tradizione e differenti culture. Una volta capito il meccanismo è automatico lasciarsi coivolgere nel turbinio di sensazioni e sapori che ci permette di vedere il mondo attraverso gli occhi di Ilaria.
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La recensione Giochi di parole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-08 00:00:00
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