Simone Pittarello
ESCO UN ATTIMO 2013 - Cantautoriale, Lo-Fi, Acustico

ESCO UN ATTIMO

“Rischiare di essere preso per pazzo o essere creduto?”: Simone Pittarello “esce un attimo” in cerca di soluzione. La risposta? Dodici tracce di virtuosismo all’italiana

Cantautorato a tutto tondo con la predilezione per l’acustico: una voce quella di Simone Pittarello che colpisce senza dubbio già dal primo ascolto; a stupire ci pensano le dodici tracce di “Esco un attimo”, una sovrastruttura di virtuosismo ed ecletticità.

Il paragone è diretto e spontaneo: il timbro di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro si avverte e non si può ignorare. Si sale e si scende, si esplorano i limiti della voce di questi cantautore dai testi introspettivi e sfuggenti, rivolti a un tu assoluto che ora è la persona amata, ora è il resto del mondo che non lo comprende. Su questa linea d’onda si muove “Bianca calma”, una ballata romantica, dove la voce sottolinea il forte sentimento “sarò l’esorcismo al mio sereno implodere”. Proprio la voglia di esprimere tutto se stesso senza limiti e con le proprie paure ritorna in “L’amore che il lupo ha per il cerbiatto” dove Pittarello canta la necessità di “esplodere in mille pezzi solo per tornare intero”.
I cambi di registro sono continui, incastonati perfettamente con padronanza della voce che gioca con refrain nei testi e vuole sempre mostrare le sue capacità, indubbie, ma forse a volte esasperate. In alcune trovate stravaganti (come ne "La filosofia del cavalcavia") è innegabile il forte richiamo a una teatralità che in Italia ha fatto il successo di band come Lo Stato Sociale. D’altronde nel brano si dice espressamente che “la suddetta esibizione è a puro titolo amatoriale”. C’è poi finalmente spazio anche per l’ironia, uno pseudo suicidio dell’artista dovuto alle problematiche degli artisti emergenti come il procurarsi una serata o nel migliore dei casi ottenere un'equa ricompensa.
Un’altra parentesi leggera è “Lupo”: ritmata, scandita da una batteria che da vitalità al pezzo, “che importa agnello o lupo si invertono le parti sotto questo cielo cupo”.

E poi via con gli amori non corrisposti, che fanno male, che non finiscono mai. Lo conferma “Forse sono io”: cantata senza fiato, “non so più quel che dico”… “fare e disfare un milione di idee solamente per guardarle cadere”, e la traccia finale, “Il ritorno”, sembra essere un omaggio a un grande maestro della canzone italiana, Francesco De Gregori: “un pugno allo stomaco e un nodo alla gola”, “c’eravamo promessi di non credere a chi ci avesse detto cosa sentire”. Che cosa resta dell'ascolto di "Esco un attimo"? La voglia di liberarsi, di vivere senza paura. 



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