Ci sono ricordi che stentano a tornare alla mente. Sono più che altro sensazioni di qualcosa che c'è stato, ma che non si riesce a focalizzare. Come un ricordo d'infanzia di cui non si possono ricordare i dettagli, i contorni definiti, la successione degli eventi, ma di cui può restare una traccia olfattiva, o di un certo sentimento provato, che quando si ripresenta ci riporta lì con la mente, alla ricerca di un ricordo vero e proprio che però è svanito. È frustrante, oppure è adrenalinico. Uno stato d'animo simile provoca l'ascolto di “Shimmer”: è una sensazione di qualcosa di già provato, ascoltato, sentito dentro, ma che permea tra i pensieri senza diventare un'immagine o un suono ben preciso. Questo stato soffuso riempie il petto e si fa sentire, rendendo questo disco un'opera prima sorprendente e da cui è bello lasciarsi invadere.
I Rocky Wood sono una “pop band svizzero-americana influenzata dall'alt-folk”, ma non pensate alle montagne innevate delle Alpi, o al cemento della città, figuratevi invece un inchino alla primavera, una leggerezza pop raffinata e soffusa. È musica d'atmosfera, sia quando si avvicina più al soul (“Plans”), sia quando viene a stratificarsi lentamente, tra riverberi d'ambiente, percussioni rarefatte, strumentali dreamy e impressioniste (“Sulfur seed”). Poche concessioni all'elettricità, come la coda strumentale dai rimandi post-rock di “Shooting frames”, mentre i Rocky Wood preferiscono una dimensione acustica, dai colorati contorni folk, come “Run away” e “The dawn”, e danno prova di una scrittura pop con una forza melodica schiacciante in “Sandstorm” e “Blind Hawaii”.
Sui riverberi e questi arrangiamenti essenziali ma ricchi di timbri scintillanti e vibranti, che riempiono l'ambiente sonoro di raffinatezze con poche pennellate di suono, oltre all'utilizzo di strumenti tipici del folk americano, tra cui la chitarra slide, porta il dono della cantabilità la voce di Romina Kalsi, soffice e confortevole, fragile all'apparenza, così ricca di sfumature da essere non solo melodia ma anche timbro sensuale e allusivo.
Tra le righe dei testi, si legge una malinconia di fondo per quello che si vorrebbe essere e in alcuni momenti può sembrare irraggiungibile, per gli amori andati e quelli sbagliati, con ambienti mutuati ancora una volta dal folk americano, la strada come il futuro da seguire, il viaggio, il fiume.
Raffinatezza e stile con un linguaggio importante che deve tanto alla tradizione, ma rinnovato in un sound attuale e compiuto, nonostante la preferenza per le mezze tinte, le dinamiche ponderate, la dimensione evocativa che gioca con i silenzi connaturati alla musica stessa, con un gusto evidente per la bellezza del suono. Per essere un esordio, siamo davanti a qualcosa di davvero folgorante.
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