Alle volte i miracoli accadono. È il caso dei ritrovati Disumana Res, che nel 1998 registrano sette tracce e si sciolgono prima di completare il lavoro. Nel 2014, Nicola Manzan mette il suo nel master, e non è un caso che proprio la mente dietro Bologna Violenta abbia voluto occuparsi di questa gemma oscura.
Partendo dal presupposto che il contemporaneo come categoria probabilmente non esiste più, o si sta sfaldando sotto l'assoluta eterogeneità di linguaggi e commistioni del panorama attuale, il disco omonimo dei Disumana Res non soffre neanche per un minuto della sua età, ma anzi. Ricorda da vicino la storia del gruppo emo Auden, anche loro con un disco “vecchio” di dieci anni, ma che rivelava, almeno in quel genere, che dieci anni fa il futuro era già stato scritto. La grossa differenza con il disco dei Disumana Res è il fatto che l'emo italiano, fino all'avvento di “Sfortuna” dei FBYC, era un fenomeno esistente, ma molto più sotterraneo, mentre il metal, anche declinato in questa chiave industrial, è un genere che non passa mai, ha i suoi fan, i suoi festival, le sue organizzazioni, non si esprime in un percorso di luci e ombre, piuttosto in una penombra continua. Da questa penombra emerge come un fascio di luce fortissimo “Disumana Res”.
È un disco violento, e per certi versi anche intriso di sofferenza, lo si avverte nelle atmosfere nerissime, nelle sezione ritmica sinuosa, nella graniticità delle chitarre, nella voce, decisa, ma che non rinuncia a pennellate di melodia – come in “Still”. La scuola è quella dei Ministry declinati in maniera meno speed, con una incidere più possente, vicino al doom (“Underkiller”), e un tocco elettronico che riaccende, appunto, il ricordo industrial (“Return to nothingness”). Chiude il lotto l'anfetaminica “Beyond the fall”, 8 minuti di incubo e malattia e che si lascia andare a una lunga coda che gioca su pochissimi e ricercati elementi, una rarefazione riverberata e disturbante.
Dare un ascolto a questo disco è un obbligo morale per chi sostiene il genere, perché è arrivato il momento per i Disumana Res di riprendersi lo spazio che non hanno potuto avere 16 anni fa.
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