Elettronica che sembra poesia. Poco altro da aggiungere
Sarà lo stato d'animo in cui mi trovo, sarà la luce grigia che filtra dalle finestre e dai rami degli alberi fuori da camera mia, sarà che se non avessi il parcheggio sotto casa non saprei dove ho parcheggiato ieri notte (e non ho nemmeno preso io la macchina). Questo ep, oggi, mi è servito. Di solito ascolto il disco assegnatomi qualche volta e poi aspetto, ci ragiono, tento di capirlo, sopratutto se mi piace. Questa volta, senza neanche accorgemene, è entrato in loop e non è più uscito. Credo di averlo ascoltato almeno 15 volte: dal the del risveglio al lavare i piatti, dalla presa di coscienza di essere ancora in vita al portare giù il cane (e nel mentre continuavo a sentire la musica che usciva dal balcone).
K-Conjog è Fabrizio Somma, e Fabrizio Somma è un musicista mica male. Questo ep è insolito per definizione (7 tracce + 5 remix fanno 12 tracce in tutto, un ep generoso potremmo chiamarlo), è il frutto di 3 mesi di lavoro passati in casa a pensare, prendere appunti e tradurre pensieri, immagini. E non sto esagerando se dico che tutto diventa poesia. Possiamo dirci che è elettronica, se volete, ma secondo me è un po' poesia, il resto poco conta. Appena si schiaccia play e parte "Sein" si viene introdotti in questo piccolo gioiellino, questi ambienti ariosi, queste spinte verso l'alto, come fossimo la piuma di Forrest Gump (perché in fin dei conti sembra musica per il cinema). Passati dalla benedizione di Brian Eno, ci spostiamo verso ambienti più glitch con ripetizioni insistenti di pianoforte, poche note, poche sovrapposizioni e un ritmo lento e ferruginoso che diventa hip nel finale, qualcosa di Bonobo, qualcosa di Teebs, o anche niente di tutto ciò.
La traccia successiva, "It' Impossible for Me to Be Against You", è un interferenza stabile, che è un ossimoro tremendamente bello: il piano (elemento centrale di praticamente tutto questo lavoro) malinconico e toccante, mi dice che probabilmente mi è entrato qualcosa nell'occhio. "Something to Know, Something to Say, Something to Do" si regge su bassi e ritmi meccanici, warposi, ma è un altro bel racconto. Avete presente quando siete tristi ma siete contenti di sentirvi tristi? "Polite/Impolite" sembra della stessa pasta delle altre, con quei synth e riverberi infiniti, ma poi ti sorprende con i ritmi jungle in coda, imprevisti e rischiosi.
E siamo al singolo "How to Cure Hangover in April" e qui vorrei aprire una parentesi sulla parte visiva (e visionaria, perché no) di questo disco. Andate a vedervi il video girato da Francesco Lettieri con cui si conferma una simbiotico sodalizio davvero azzeccato (già il video di "Qwerty" dal precedente ep di K-Conjog era davvero molto bello) che riesce a dare una doppia dimensione a questo lavoro. E chiudiamo il cerchio con "Enamera", dove tutto torna com'era ma si ha l'impressione che l'apertura e la chiusura siano lo stato embrionale di questo viaggio. Due facce della stessa moneta, come apparire e svanire nell'aria.
I remix poi sono una chicca dietro l'altra gentilmente concessi da Abandon Building Records, e fungono da gustosi dessert. Che buoni i campionamenti di vocine pitchate nel remix del singolone a cura di Herr Styler che sembra fatto da Shlomo.
Non vi ho ancora parlato del titolo? "Dasein" letteralmente essere in tedesco, ma nell'ambiente della filosofia è un concetto molto più ampio e complicato che non sto qui a cercare di spiegare, ma possiamo appoggiarci al "esser-ci" di Heidegger e la chiudiamo facile. E questo disco sicuramente c'è. Nonostante sembri inafferrabile ed etereo, in realtà ci riporta in contatto con le nostre emozioni, che sono reali, che testimoniano che esistiamo, e quindi anche il disco stesso è più concreto e reale di quanto si possa pensare. Non so se mi sono spiegato, non è facile definire cosa ho sentito - ormai non conto più quante volte - vi invito a farlo anche voi e basta. Sulla fiducia.
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La recensione Dasein di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-03 00:00:00
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