Saranno meno sporchi che in passato i Vallanzaska, ma poco conta. Perché la band milanese riesce ancora a dispensare sorrisi e occasioni per riflettere
Si pronuncia degenerazione. E che nessuno sia sfiorato dal sospetto che i Vallanzaska siano diventati tutto di un colpo apocalittici o addirittura passino il loro tempo a risolvere problemi neanche fossero ologrammi di Mr. Wolf.
Già, se il mondo si spezza e, appunto, degenera, meglio affrontarlo con ironia. D’altra parte, la band milanese è sempre stata coerente con se stessa e con gli amati ritmi in levare. Al massimo possono cambiare le situazioni, i bersagli, senza contare i nuovi amici da accogliere come si deve. E se un Tonino Carotone non si nega a nessuno (“Bicchiere”, indovinate un po’ di cosa si parla), la guest star di “The generazione” è l’ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo (e pensare che il testo di “Expo 2015” lo scrisse Renato Vallanzasca, quello senza kappa), cameo pro intercettazioni (ma forse fino a un certo punto…) in “Se telefonando”. Che non è una cover, come non lo è l’opener “Generazione di fenomeni”. “L’emozione non ha voce”, del duo Mogol/Gianni Bella sì invece: i Vallanzaska ne danno una versione non molleggiata, in chiave reggae, forse non fondamentale, probabilmente inutile, ma se si trova lì in mezzo una ragione ci sarà.
Forse lo scopo è stupire, obiettivo raggiunto con maggiore efficacia da “Lettera”, dedicata alla Shoa, servita al netto di inutili slogan e tenuta in piedi da un minimalismo e una semplicità davvero stupefacenti. Ma a strabordare tra queste tredici canzoni è la leggerezza, protagonista assoluta anche quando l’oggetto del contendere è il rampatismo, oppure i baroni universitari o la fuga di cervelli. Che poi c’è sempre il tempo di rifarsi sulle zanzare, su Paperoga, sull’amore che strappa i capelli (non certo quelli del cantante Davide Romagnoni, in arte La Dava). Il che regala tranquillità sullo stato di salute dei Vallanzaska, ancora in forma e per nulla colpiti dalla crisi del settimo disco. Poi, certo, c’è chi preferiva il suono sporco del passato, più ska-core che ska, ma anche quello più levigato e accessibile di oggi non è malaccio, dai.
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La recensione THEGENERAZIONE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-10 00:00:00
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