Tangomarziano
Musica per lo spazio (ep) 2003 - Rock, Pop, Elettronica

Musica per lo spazio (ep)

I livornesi Tangomarziano sono in pista dal 1995; dal 1999 vedono partecipare al loro progetto anche due Virginiana Miller (nello specifico Valerio Griselli e Giulio Pomponi). Sfornano ora questo “Musica per lo spazio”, lavoro che mette in mostra buone esecuzioni e arrangiamenti studiati intorno a una particolare declinazione di quella peculiare scuola pop e rock sviluppatasi negli ultimi anni a Livorno e in Toscana tutta, e che - parere personalissimo e perciò opinabilissomo - è stata sopravvalutata, lungi dall’essere alcunché di notevole, Baustelle (grandissimi) a parte.

I protagonisti di questo recensione non paiono quindi sfuggire a questa triste regola: anche se la loro musica a un ascolto attento esibisce influenze di tutto rispetto (da Bowie ai Radiohead), capaci di mandare in sollucchero, il risultato d’insieme appare scialbo come una foto sfocata. Tanto da far pensare che solo il critico possa incaponirsi a ascoltare e riascoltare il dischetto in questione. Questo non vuol dire che ci si trovi di fronte a un’opera orrida, tutt’altro. Rispetto alla media dei demo che circolano, qui c’è una cura degli arrangiamenti che altrove non si riscontra, un’eleganza strumentale spesso latitante e, elemento non da poco, un progetto di spessore. E allora? Prima causa della rovina di tanto lavoro è la voce del cantante Gianluca Sorace, spesso stonata di quel tanto che dà fastidio (qualche lezione di canto servirebbe forse a intonare il canto e ad irrobustire il timbro). Seconda causa, la scrittura dei pezzi, che manca sempre di quella zampata vincente capace di dar vita magari non a un hit immortale, ma a quel qualcosa che colpisca e invogli al riascolto. Gli stessi riferimenti della band appaiono solo dopo lunghi ascolti - e non perché balzi all’occhio una prepotente personalità. In “Superme” Sorace gioca col fantasma di “The Supermen” di Bowie, brano di punta di “The man who sold the world”. Il testo un po’ scombinato di “Tangomarziano” è un altro gioco criptico di citazione bowiana da un po’ tutto “The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”. In “Monoscopio”, “Superjet” e “Sabbia” è massiccia l’influenza dei Radiohead di “Ok computer”, ai limiti del sospetto di plagio. “Cobalto” pare più vicina ai Calexico, per un certo andamento country. Ma tutto manca mortalmente di mordente.

Rimandati a settembre?

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