Tre voci armonizzate, chitarre acustiche cow boy e tamburo per un rock cantautorale ben suonato. Gli Smako Acustico amano le citazioni colte e forbite: da Majakovskij a Dino Campana (“Tra i falchi, Sibilla”), da Stravinskij (“Le pietre”) a Hendrix e Alexanderplatz (“Marvin”); indirettamente ci sono pure i Beatles, in “Frozzy in the sky”. La band adora poi nominare personaggi che sfiorano il puro nozionismo (quanti sanno chi è Tullio Bozza?).
Alcuni pezzi ambiscono a trattare temi impegnati: “Petrolio” richiama nel titolo uno scritto di Pier Paolo Pasolini e nel testo nomina l'ingegnere Carlo Valletti, protagonista della stessa opera letteraria del celebre intellettuale italiano; nel complesso però la canzone non è particolarmente efficace. “Noir” tocca i temi delle stragi, citando Piazza Fontana e Bologna, ed evoca il film poliziottesco “Milano Calibro 9”: il risultato qui non è male (e l'arpeggio di chitarra ricorda “1.9.9.6” degli Afterhours), seppure con l'inserimento nel testo di “Artemisia Gentileschi”, un nome difficile da giustificare anche metricamente.
Nelle tracce dell'album dominano i suoni delle chitarre, sporchi e tremanti (“Pluto l'atomico”, “Michele lacrime di neve”). I brani sono orecchiabili e dimostrano buone capacità tecniche ma i testi sembrano a tratti forzatamente astratti e surreali e alla lunga stancano, pur essendo ammirevole la scelta di cantare e scrivere orgogliosamente in italiano. Per i prossimi lavori il trio veneto potrebbe concentrarsi sulle molte buone intuizioni che ha, sia nei testi sia negli arrangiamenti, e lavorare al meglio per sfruttarle, mettendosi anche nell'ottica di semplificare e alleggerire il tutto. Il prodotto finale ne guadagnerà.
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