Appena sei tracce per ricordarci, tra rock decadente e gelida elettronica, quanto le mani dell’amore possano creare e distruggere al contempo.
“L’amore dà, l’amore toglie”. Questo, in definitiva, il perentorio, quanto sacrosanto, messaggio telegrafato dalle sei tracce di “Alone”, nuovo progetto degli Spiral69. Che lo vogliate o meno, ascoltare questa quarta creatura della band laziale sarà un po’ come ripartire da quello spietato “He saw the hands that build / Can also pull down / The hands of love” che rende ancora oggi memorabile “Exit” degli U2. “Alone”, infatti, rappresenta, a suo modo, un mini concept-album sulle contraddizioni emotive dell’amore, sull’imperitura contesa tra gioia e dolore, creazione e distruzione, come carburante inesauribile di questo dannato sentimento universale; un disco che, attraverso il classico schema di gioco nickcaveano della ballata oscura – seppur calato dentro geometrie sintetiche – vuole raccontare, di pancia, la miscela di miele e veleno che lubrificherà i nostri spasmi vitali fino alla fine dei giorni.
“We’ll find each other in the dark” cuce insieme contrastanti pulsioni sentimentali mediante un filo spinato elettronico di NineInchNailsiana fattura, il singolo “Naked” fonde magistralmente insieme profumi celtic-rock e radiofonia future-pop nordeuropea, “When the angels leave” si muove gelidamente dentro il cono d’ombra degli Interpol, “Rose” è un incantevole acquerello che parte accarezzando Yann Tiersen per poi svilupparsi flirtando da lontano con gli Spiritual Front. E se “You’re mine” e “Cruel” cantano prevedibilmente i tormenti amorosi come già molti altri hanno fatto in passato, poco importa, resta comunque intatta la gettata panoramica di un “piccolo disco” che ci ricorda quanto passione, paura, dolore e follia siano indispensabili per rimanere vivi.
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La recensione Alone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-03 00:00:00
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