Una ragione sociale bellissima per un esordio di emo classico, sornione e stra-sincero
Il vero cinque alto va alla ragione sociale della band, bella e vivida, e al titolo di questo EP d'esordio fuori per Flying Kids, richiamo ai silenzi in mezzo alla battaglia, allo stesso punto quasi dimostrazione d'indolenza e di rinuncia. Inguaribile romanticismo da camera, cos'altro aspettarsi da una band cresciuta a pane, Deep Elm e Jade Tree. Emo classico e sornione, con un inglese preso a morsi e quattro pezzi che si presentano con le braccia protese verso un cielo stellato di sogni, aspirazioni e altri ineludibili sguardi bassi, a terra ("beginning from the start 'cause this is where we are").
Qualcosa che probabilmente rimane fuori dal tempo (ora e sempre) e proprio per questo suona ancora, adesso, sincero e irrinunciabile, anche dopo l'intro di "Crazy Boy", pezzo d'apertura e cordone ombelicale stretto e mai reciso, da ventanni, con tutti, padri e madri putative (Texas Is The Reason, Mineral, e ci aggiungerei anche This Will Destroy You e il legame con un certo modo di intendere il post-rock). Il resto dei pezzi cammina sugli stessi binari, mostrando però piuttosto che limiti inviadibile naturalezza, e proprio questo lascia porte e giudizi aperti a tutto quello che sarà se Low Standards, High Fives avranno il coraggio domani di mostrarsi adulti alle prese con una prospettiva ancora più profonda.
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La recensione Revolushhhh di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-01 00:00:00
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