Shake, shake, shake your body! Perché non puoi proprio star lì fermo mentre ascolti 2G, proprio non ci riesci. Che ritmo, che forza, che potenza! Karima ovvero l'arte dell'essere una beatmaking con le radici piantate nella terra dei ritmi, madre patria di percussioni trascinanti e di emozioni autentiche, l'Africa. "2G" è il primo progetto musicale portato a termine da questa ragazza-uragano, che spicca in maniera sincera e genuina con la sua personalissima carica vitale frammista alla vena afro, distante anni luce dal becero bigottismo e dall'immobilismo che a tratti infetta l'aria capitolina.
E' questo che si evince al primo ascolto dell'album: musica, musica ovunque, tutto ondeggia e si muove, danza coinvolto in un luogo molto lontano da qui, scenari diversi, diverse questioni. All'Italia dedica il suo amore e il suo sprezzo in egual misura, guardando dritto negli occhi i signori della classe politica, a cui impartisce una vera lezione di stile a mani basse e microfono acceso ("Orangutan", "Bunga Bunga" - titoli che si spiegano da soli).
Tracce brevi, messaggi inequivocabili rappati con il sussidio di una vocazione naturale e l'elettronica che la fa da padrona, queste le fondamentali caratteristiche di un disco che si arricchisce anche con influenze grime, dub, groove hip hop… e con quelle di casa, come ricorda anche l'autrice con "Back to the roots". Il titolo dell'album affronta invece una questione parallela. 2G si interpreta come "seconda generazione di immigrati", ovvero coloro che più di tutti subiscono l'ingiustizia di una legge che regola la cittadinanza ancora sullo ius sanguinis, piuttosto che sullo ius soli.
Sculettamenti iniziali a parte, stiamo parlando di un album che ha moltissime cose da dire (musicalmente) e da insegnare (culturalmente). Un album che sa il fatto suo e che sarebbe bello oltre che apprendere, soprattuto comprendere in ogni sua piccola parte. Complimenti.
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