Lucubra fede è la traduzione letterale del loro nome e, effettivamente, bisogna averne veramente tanta per arrivare alla fine di un disco che è, senza dubbio, una tanica stracolma di violenza sonora.
Pronti per la velocità? Pronti per la distorsione a gogo? Pazzi per il nero? Ebbene loro fanno al caso vostro.
I Dismal Faith sono un quartetto toscano che, dopo dieci anni d'attività e numerosissimi cambi di formazione, approda a questo "Morph". Il disco di debutto che è, in pratica, un pentolone intriso di più sotto generi del metal: black, thrash, death, nu e chi più ne ha più non ne metta.
Nove brani in tutto con testi in italiano all'insegna del cattivo auspicio, del disagio, della netta sfiducia verso il mondo femminile e in generale. Ebbene sì, spazio per l'amore proprio non ce n'è. Apre la scaletta "Rip out" che è, sostanzialmente, una mazzata per le orecchie: ritmiche quadrate, doppio pedale in molte occasioni, stop e cambi di riff. Se "Not for me" è il brano che, non senza stupore, regala una linea vocale tutta emo-core al minuto 1.40, “Madness” è il pezzo che fa intendere che la questione velocità non si abbassa mai, tanto meno il volume. Per tutta la scaletta dell'album, infatti, ogni cosa rimane in perfetto stile. Lo dimostrano “Skizotipal” e “Just a bitch”. Distorsioni quadrate e cambi di tempo sovrastano anche brani come “Fallen” e “Tears”. Le uniche note di colore sono, invece, le parti vocali all'insegna dell'emo di “Tears” e “After the earthquake”.
Tuttavia, non si sente mai il cambio di rotta, la sterzata, il lampo di genio, tutto sembra seguire lo stesso schema compositivo. I quattro ragazzi, pur restando a loro merito sul pezzo, dovrebbero provare a uscire un po' fuori dagli schemi.
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La recensione MORPH di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-31 00:00:00
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