Tentano la poesia, recitando i testi à la Massimo Volume. Tentano le strutture aperte e circolari delle lunghe cavalcate romantiche dei Mogwai. Tentano il noise, maltrattando la chitarra o semplicemente infarcendola di effetti e distorsioni grezze, come i Sonic Youth. Poi tentano i cambi di tempo, per cercare di creare un mosaico omogeneo. Un mosaico che, a vederne i pezzi, chiunque invidierebbe, se i suoi tasselli si incastrassero l’uno con l’altro.
Sono i La gioia delle lusinghe con il loro demo “La solitudine è adulta”, un disco che tenta di effondere emozioni e poesia attraverso il post rock/noise di chi lo ha ispirato. Senza riuscirci, però. É infatti la noia a fare capolino di fronte a questi cinque episodi in cui gli arpeggi di chitarra, che dovrebbero trasportare le canzoni, sembrano non avere personalità, sostenuti da una sezione ritmica non banale ma nemmeno efficace, e coadiuvati infine dalla voce, volutamente lasciata bassa, uno strumento ancora da definire nel contesto in cui è stato inserito e ancora da perfezionare nel suo utilizzo.
Poi, questo sì, non manca qualche buona trovata: il ponte noise fragoroso di “La Stanza del Tempo” o il beat quasi industrial di “On/Off (una persona)” così come l’arpeggio iniziale di “Una felicità (da gola tagliata)”. Ma sono tutte intuizioni che muoiono nel complesso della canzone, soffocate da una scelta dei suoni non particolarmente interessante e poco efficace (anche se chiaramente limitata dalla qualità di registrazione). Come non rammaricarsi, dunque, dopo aver ascoltato la tesissima evoluzione centrale di “On/Off (una persona)” di fronte al pessimo utilizzo della voce e alla ridicola e fuori luogo accelerazione finale?
Per conquistare le gole più profonde del deserto del post-rock, e per poi girarci un nuovo film (lento), i La gioia delle Lusinghe devono dimenticare di esserci già stati grazie a migliaia di altri dischi.
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La recensione La Solitudine è Adulta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-06-04 00:00:00
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