Mapuche COMPRESO IL CANE 2014 - Cantautoriale

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Più essenziale rispetto al passato, Mapuche regala altre cinque piccole perle (grezze) lo-fi.

Il titolo è un omaggio, un riconoscimento, un atto d’amore. E comunque non è da tutti parafrasare Rino Gaetano per poi incensarlo a dovere, riconoscerne la paternità. Come ai tempi di “L’uomo nudo”, due anni or sono. Ma cos’è rimasto del cantautore di Crotone tra le movenze di Mapuche? Ad ascoltare “Compreso il cane”, ben poco. Perché questa volta i suoni scelti per far girare il nuovo disco sono scarni, scheletrici, rigorosi, sobri. A parte l’elettricità appiccicosa di “Henry Silva”, a tirare la carretta c’è la chitarra acustica, che Enrico Lanza, aka Mapuche, pone sempre in primo piano, tra arpeggi in stile “Dischi del Sole” e accordi spennati qua e là. Nient’altro che la modalità migliore per buttare giù storie strampalate, ironiche, non certo adatte al raduno degli scout. Meglio un’osteria (“Il dazio”), un ospedale psichiatrico (“Io ballo solo al supermercato”), la festa con l’amico coglione che smarrona la platea pontificando (“L’animale notturno”). Con un pensiero a Piero Ciampi, ma anche a Bugo, all’amico Colapesce e persino al già citato Rino Gaetano (la malinconia di “La cognizione del dolore” è anche sua), il dischetto di Mapuche viaggia amabilmente a bordo di una voce da debosciato, dolente e strascinata. Cinque piccole perle (grezze) in bassa fedeltà, stonate quanto si vuole, essenziali ma non questo marginali, da ascoltare con un piatto abbondante di spaghetti al burro sotto il naso.

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La recensione COMPRESO IL CANE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-08-22 00:00:00

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