Di primo acchito, durante l’ascolto, dentro il debutto degli Splat!, ti sembra di assaporarci quell’apparente dose di trash lirico/musicale messa lì apposta per salvare la baracca e renderla giovanilisticamente appetibile come un croccantino per gatti. “Rodeo post mortem”, in realtà, è un viscerale turbinio di decadenza, disperazione, rabbia, disagio, cazzeggio e voglia di spaccare i culi prima che sia troppo tardi…Insomma – come avrete intuito - proprio gli stessi, precisi precisi, ingredienti fondanti del punk. E qui di punk, infatti, ce n’è a secchiate, solo che il quartetto capitolino pensa bene di andare oltre, vitaminizzandolo con sciabolate post-hardcore, molecolari inserti prog, rilassamenti post-rock e persino vampate di cantautorato maledetto, in un mix micidiale di violento antagonismo e istintività.
“Rodeo post mortem” è un pandemonio macinato grosso e acusticamente per nulla conciliante; un rumoroso scarabocchio urticante che miniaturizza dentro ristretti confini domestici le sfuriate soniche di At The Drive-In, Shellac, Primus o dei nostri The Death Of Anna Karina, con eccessivo derivativismo e approssimazione, certo, ma anche con rinnovata sensibilità, come sta a testimoniare il convincente trittico “Insolazione” + “In pugno” + title-track, piuttosto che la curiosa alternanza di esasperate imprecazioni e finissime citazioni cinematografiche usate a mo' di intro (“A volte penso che pochi esseri abbiano uno scopo, ma probabilmente uno scopo esiste per tutti, in disegni misteriosi” tratta dal film “Picnic at Hanging Rock” di Peter Weir).
E lasciatemi azzardare…Con uno Steve Albini qualsiasi dietro la consolle, forse forse…
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