Retromania e ansie dell'oggi. Ruba tanto dal passato ma i suoi punti buoni ce l'ha.
Il dubbio me l'ha messo "Non ci prenderanno mai", con la melodia così simile a "Mayfly" dei Belle & Sebastian, per un momento ho pensato che fosse una cover. A Broadway li chiamano jukebox musical: sono dei musical dove si infilano una dietro l'altra tante hit di un determinato periodo, pare che il primo e il più importante sia Jersey Shore (così mi ha spiegato un ragazzo che continuava a pressarmi per comprare un biglietto di JS mentre io ero in coda per quello sulla Motown). Per quanto esagerato il paragone ci può stare: sia perché questo "Tutorial" è un continuo susseguirsi di tributi più o meno espliciti, sia perché c'è un tentativo di costruire lunghe suite alla David Bowie, pompose e teatrali, dove si racconta la storia di questa scema che a fatica porta avanti la sua vita moderna.
Le musiche e gli arrangiamenti sono anni 70: ci sono i Beatles, Patty Pravo, la Caselli, Nada e altri ancora. E' un disco complesso, eclettico e pieno di cose: “A Caso” inizia praticamente come “Pazza idea” e finisce come i Grand Funk Railroad, per dire, o prendete “I mostri sotto il letto” e capite da soli. Il punto di equilibrio è “L'amore in fuga”, che anche se ricorda dannatamente “Becoming More Like Alfie” dei Divine Comedy, come i Divine Comedy riesce a presentarti un'identità ben precisa pur rielaborando cose del passato. Certo, buona parte del disco deve convivere con un “già sentito” bello pesante, ma dopo un po' che lo ascolti è un dettaglio che passa in secondo piano e va bene così.
I testi stanno in quel difficile campo che vorrebbe vedere insieme la retromania e ansie d'oggi. Ed è un gioco delicato mantenere un certo tipo di eleganza distaccata – che per definizione d'immaginario è posizionata ben lontana nel tempo - e cose più comuni da casalinga disperata del 2014: un po' come immaginarsi una Mina anni '60 nel mezzo di un cantiere dell'Expo di Milano. Insomma, qualche volta stride e puzza di finto. Ci sono eccezioni ovviamente: “Se fossi la notte” mi sa di lacrime serie, “I mostri sotto il letto”, pur tenendo questo andamento da musical, sviscera l'idea di paura e il perdonarsi nonostante si abbia paura. Che non è proprio una robetta.
Insomma, i suoi punti buoni ce li ha. E' divertente, ha tre-quattro canzoni fatte molto bene e le altre rimangono più nei ranghi dell'esercizio di stile. La storia di questa band è lunga quasi quanto quella di questo sito (loro '98, noi '97), è il sesto disco, l'esperienza si sente. C'è del gusto nei suoni, c'è una sensualità nella voce e nel personaggio Paola Colombo che al giorno d'oggi è merce rara, ci sono tanti piccoli dettagli che aiutano a far suonare quest'album interessante e non troppo di maniera. Non è rivoluzionario, certo, ma è un buon lavoro.
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La recensione Tutorial di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-11 00:00:00
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