Pazzo? Genio? Coglione? Interrogativi che non trovano risposta e, forse, non la troveranno mai, per quanto ci si possa provare. Il fatto è che prendere in considerazione un tipo come Valderrama 5, d.j. (?) di origine oscura, ed un concept-album dedicato al tanga (!!!), non è cosa di tutti i giorni. O, perlomeno, è alquanto spiazzante.
“Woman don’t apple damage”, in realtà, è un concentrato di intuizioni brillanti, anche se, a tratti, non propriamente centrate. Intuizioni, appunto: considerarle canzoni - sia pur con le dovute eccezioni - è troppo, visto che si tratta, più che altro, di piccole schegge (verrebbe da aggiungere impazzite), divertenti, questo sì, ma afflitte da esagerazioni e autogol clamorosi. Siamo nel mezzo di riferimenti di chiara ispirazione 'cocktail': il lounge schizza alla grande in pezzi come “A man called Drupi” o “Tanga revenge”, i Beach Boys si insinuano come mutanti (“Learn how to smile”), il beat viaggia in prima classe (“Patanone”), il gusto per l’improvvisazione si materializza in “Connie intro”, mentre anche uno sgangherato rap fa capolino in mezzo a tanta bizzarria (MarioCanà). Tutto molto bello e coinvolgente, ma dopo un po’, la voce in falsetto comincia a diventare fastidiosa, ed il Nostro si mette a strabordare alla grande. Tra una traccia cantata a forza di rutti, schifosissimi gargarismi e finti maghi di accatto, il cd perde tutta la sua forza stravagante. Ed affonda in un mare di mancanza di idee che finisce per ridimensionare il sia pur interessante lavoro. Ed è un peccato, perché Valderrama 5 ha dalla sua una sorta di schizofrenia che potrebbe regalarci molte cose. Così, invece, siamo di fronte ed una occasione persa. E rispondere agli interrogativi di cui sopra, diventa un’impresa ardua.
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La recensione Woman don’t apple damage di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-06-09 00:00:00
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