Liscio romagnolo vs. la maschera dell'americano
Le vie della buona musica sono infinite. E talvolta passano anche attraverso zone solitamente snobbate dagli ascoltatori che contano. I Mr. Zombie Orchestra provano così a rimettere in pari le cose con un lavoro dal titolo che più didascalico non si può: “C'era una volta in Romagna - Danze Tribali del Popolo del Liscio”. In realtà, almeno dalle parti di Milano, a trent’anni ci si ritrova a ballare il liscio e a giocare a bocce, quasi che fare vita da pensionato sia uno status symbol irrinunciabile per una generazione che al massimo godrà di una pensione a tempo determinato. Ma è vero che negli streaming degli under 30 difficilmente Secondo Casadei e soci riescono a raccattare gli ascolti di un Rustie. Così ci pensa l’orchestra zombi a dare dignità (ammesso che ce ne sia bisogno davvero) ad alcuni dei classici del genere, eliminando quell'esterofilia che loro stessi definiscono ”la maschera dell’americano”.
Che il liscio debba essere necessariamente migliore della roba forestiera è forse una forzatura. Ma questo album ha il pregio di costruire un discorso artistico con una sua logica interna e una sua validità universale. È un tributo sincero alla musica popolare romagnola, nel quale le caratteristiche del liscio vengono limate e restaurate da un approccio a tratti più vicino al jazz. È il caso per esempio della bella versione di “Baciarti così” di Secondo Casadei e Carlo Ferrini, che ha un suono liquido più da blue note e aperitivo rinforzato che da balera e maiale arrosto. Il super inno “Romagna mia” conserva l’incedere allegrotto che sappiamo ma viene impreziosito da una chitarra dalla pennata un po’ maleducata. Tanto amore e rispetto per la tradizione, dunque. E anche tanta classe per schivare le trappole del kitch. Un buon album.
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La recensione C'era una volta in Romagna - Danze tribali del popolo del liscio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-19 00:00:00
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