Gruppo rock con ambizioni teatrali. Non proprio bellissimo
La grossa pecca è la voce, e dal momento che il progetto nasce proprio da Alessio Turco - cantante che voleva creare una band e al contempo esprimere anche le sue doti teatrali - capite come non si parta proprio con il piede giusto. Perché la pronuncia inglese è veramente brutta e mette ancora più in risalto un'insicurezza nell'intonazione, sia quando vuol fare il Bob Geldof della situazione, sia quando prova parti più acute. Quando si passa all'italiano va un po' meglio ma i toni sono comunque forzati, si tiene le parole in gola, una voce che suona impostata ma non veramente piena.
La band invece fa il suo dovere, pur rimanendo penalizzata da un registrazione tipica delle prime prove. E' un rock con un piede piazzato nei '70 ma che, personalmente, trovo vicino anche ad alcune cose dei Litfiba: sembra nutrire una certa passione per sfumature etniche e latineggianti. Altra grande caratteristica è infilare un linguaggio aulico - e qui salta fuori il carattere più teatrale della band - che ad esser sincero non mi fa impazzire ma c'è da ammettere che è un aspetto su cui il gruppo potrebbe lavorare e ottenere punti personalità.
Non è un bel disco, di quelli che ti riascolti volentieri, anche solo perché ti è rimasta impressa qualche traccia. Come tutte le band emergenti hanno qualità nascoste, e anche tante cose da limare/rivedere da capo. Vedremo con il prossimo album.
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La recensione Il primo essere della mia specie di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-25 00:00:00
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