Recensire un live è sempre più difficile rispetto ad una critica relativa ad un disco nuovo; le incisioni dal vivo sono quasi sempre un punto di arrivo di un'artista, nel senso che chiudono un periodo, e allo stesso tempo costituiscono anche un punto di partenza, siccome aprono la strada a un nuovo ciclo.
Nel caso specifico di Pippo Rinaldi, in arte Kaballà, il suo "Astratti furori" sintetizza al meglio il concetto espresso dal sottoscritto qualche rigo sopra; all'interno del disco troviamo 12 pezzi tutti riarrangiati in chiave elettroacustica, che riassumono la carriera dell'artista siciliano. Questa raccolta, poi, si caratterizza per la presenza di svariati ospiti: Cesare Basile interviene con la sua chitarra nell'infuocata "Todo modo", mentre Brando suona l'acustica in "Lettera dal fondo del mare" e Luca Madonia (ex Denovo) offre la sua voce in "Balliamo balliamo".
Troviamo in pratica una costola della Catania "rock", e naturalmente i brani appena menzionati guadagnano nell'originalità dell'interpretazione, ma è anche vero che la statura artistica di Kaballà prescinde dalle personalità intervenute. Non è un caso che la title-track sia un rimando a Vittorini, o che la stessa "Todo modo" sia ispirata da un romanzo di Sciascia; la musica perciò si intreccia con la tradizione, con la storia o, ancora meglio, con la "memoria storica". È quest'aspetto forse uno dei più affascinanti, proprio perché ogni singolo episodio ha forti radici con vari aspetti: col mito ("Itaca"), con la quotidianità ("I bambini di Bombay") e con background 'siculi' ("Canto di terra", "Paroli d'amuri").
Catania e la Sicilia hanno dato i natali ad artisti di grande spessore, a cominciare da Battiato e finendo a Carmen Consoli; Kaballà, come tutti coloro che partecipano a questo disco, fanno parte della serie, senza alcun ombra di dubbio. Cominciate a scoprirne il perché.
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La recensione Astratti furori (live) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-01-04 00:00:00
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